Roma - «Nel momento in cui Fini dovesse assumere - e dovrà farlo prima o poi - la guida di questo partito, esso funzionerà se ci sarà un’offerta politica nuova che concretizzi il lavoro di questi due anni di Fini, altrimenti sarebbe un altro partitino di destra». Il virgolettato non appartiene a un editoriale del Giornale , ma ad Alessandro Campi, direttore scientifico di Farefuturo , uno degli strateghi più ascoltati dal presidente della Camera. Ieri mattina a Omnibus su La7, però, lo storico ha nei fatti rivelato quanto il Giornale sostiene da più di un anno ( nonostante i puntigliosi dinieghi degli aficionados futuristi): Gianfranco Fini sta lavorando «per conto proprio» dal 2008, ossia ben prima della nascita del Pdl. Non è stata, quindi, l’«incompatibilità »proclamata dall’ufficio di presidenza del 29 luglio a mettere in moto la macchina. Il progetto-Fli era preesistente e ha avuto il momento di svolta dopo l’insperata vittoria delle Regionali, quando Fini ha compreso che non avrebbe potuto mettere in atto il golpe contro Berlusconi. Ora questo «lavoro» va «concretizzato »scendendo nell’agone politico e abbandonando lo scranno più alto di Montecitorio. Campi lo ha spiegato bene. «Dovendo metterci la faccia, dovendo impegnarsi a parlare al suo elettorato potenziale, la presidenza della Camera lo vincolerebbe alla scelta dei temi, delle parole e dei toni, mentre lasciando la presidenza acquisterebbe una libertà di manovra diversa che sarebbe funzionale al suo ritorno alla politica attiva». Un ragionamento svolto con candore e nitidezza ancor maggiori di quelli mostrati nel recente colloquio col Foglio . È chiaro, in quest’ottica, come sia giunto il momento di cogliere i frutti di due anni di smarcamenti e di logoramento del governo. Ma la raccolta si potrà fare con il leader in prima linea e senza deleghe ai brigadieri Bocchino, Granata & C. Non c’è altrettanta trasparenza su tempi e dinamica delle dimissioni. Oggi a mezzogiorno nasce il nuovo partito con la riunione del comitato promotore di Futuro e libertà, ma per Campi è solo «un preludio » e comunque non avverrà «in tempi brevissimi».
Il direttore di FareFuturo sembra favorevole al traccheggiamento per non dar l’impressione che la rinuncia sia legata alle inchieste giornalistiche scaricando le colpe su «Tullianino ». «Fini ha un cognato che sarebbe preferibile nessuno di noi avesse», ha aggiunto. Il «falco» Fabio Granata ha idee ancor più bellicose: il piede in due scarpe non rappresenterebbe un vulnus . «Fini ha dichiarato - non dovrebbe dimettersi» perché «sia Casini che Bertinotti erano presidenti della Camera e leader dei loro partiti». La tabella di marcia è diversa da quella di Campi. «Se la situazione dovesse precipitare, allora Fini valuterà in campagna elettorale se guidare in prima persona il partito, che sarà un movimento leggero, una sorta di “lista Fini”». La situazione politica è troppo magmatica per stabilire quale opzione (dimissioni o permanenza) sia più attendibile. E sia Campi che Granata, almeno a parole, hanno definito «poco praticabile» l’ipotesi, rilanciata da Bocchino, del governo tecnico per cambiare la legge elettorale. Entrambi, però, hanno ribadito che la lealtà andrà verificata sul campo. Gli esordi non promettono nulla di buono: il processo breve non passerà e le «tre settimane » indicate da Maroni per verificare la tenuta della maggioranza sono una «forzatura». Un dato, però, è certo: i finiani continueranno a cavalcare l’antiberlusconismo d’antan e a ricattare il premier su tutto.
Ad esempio, Campi si è espresso in termini quasi dipietreschi definendo «patologia della democrazia» l’insediamento dell’ex manager Paolo Romani al ministero dello Sviluppo.
Mentre sull’eventuale staffetta Fini-Lupi alla presidenza della Camera, ha specificato che «non sarà facile per Berlusconi metterci il Martusciello o il Romani di turno, metterci il fedelissimo di provenienza Mediaset», ha argomentato interloquendo col direttore del Giornale Sallusti e sottolineando che «se Fini dovesse svincolarsi, rischia di diventare un pericolo ancor più grande».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.