Ci aveva provato anche il sindaco Letizia Moratti quando era titolare del dicastero dell’Istruzione: i professori potevano chiedere il trasferimento solo dopo due anni di insegnamento nella stessa scuola. Norma stracontestata e totalmente disapplicata dai sindacati. Così, infischiandosene delle norme di legge, i docenti hanno continuato a chiedere spostamenti ogni anno preferibilmente dal Nord al Sud. Che importa degli alunni che devono subire nuove facce e nuove impostazioni del programma: la discontinuità didattica non è un affare che riguarda la casta dei professori. Interessati a stare sulla poltrona ma solo dietro casa. Così anno dopo anno la situazione è peggiorata. E domani, primo giorno di apertura delle scuole, a Isernia sette ragazzini delle medie inferiori su dieci vedranno facce nuove dietro le cattedre. Nel Nord est gli studenti delle medie spaesati saranno cinque su dieci. In tutta Italia, invece, quasi il 30% dei docenti saranno facce nuove per le scolaresche di ogni ordine e grado perché, secondo le stime di Tuttoscuola, oltre 180mila riprendono servizio in una sede diversa da quella dell’anno scorso: 70mila di ruolo cambierà per pura convenienza, tutti gli altri perché precari.
Una situazione che fa sbottare anche il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini che annuncia un drastico giro di vite. Questo fenomeno «è demenziale - afferma senza giri di parole il ministro - non è nell’interesse delle famiglie e non è produttivo. È indispensabile uno snellimento delle regole di funzionamento del sistema, dal contenimento della mobilità dei docenti alla semplificazione delle procedure di nomina e assegnazione del personale».
Così il ministro Gelmini annuncia provvedimenti sulla mobilità territoriale e professionale del personale di ruolo «con opportune limitazioni temporali» per contrastare il fenomeno che - nelle sue intenzioni - in tre anni potrebbe dimezzarsi, scendendo intorno al 15%. In che modo? Attribuendo più discrezionalità ai singoli istituti. Dice il ministro: «Intendo dare la possibilità ai dirigenti scolastici di confermare per più anni nella stessa sede il personale non di ruolo che ha ben operato, in modo da ridurre la girandola delle cattedre. In troppi casi e per troppi anni - aggiunge il ministro - le logiche di tutela delle garanzie del personale hanno preceduto di fatto il diritto degli studenti e le esigenze di efficienza del sistema». Insomma, il ministro vuole bloccare l’andirivieni dei docenti di ruolo dal Nord al Sud dopo solo un anno di lavoro in una stessa scuola. Inoltre intende premiare i precari più meritevoli che potranno restare nella stessa scuola anche diversi anni.
Già perché il precariato è la prima voce che produce una malsana mobilità: senza cattedra fissa, l’insegnante può essere spostato lungo tutto lo Stivale come una pedina. Con gravi di danni per gli studenti e l’organizzazione dei vari istituti. Quest’anno i docenti non di ruolo sono circa 100mila a cui si sommano 8mila di loro che hanno conquistato il ruolo. Le scuole più danneggiate in assoluto sono le medie inferiori. I dati lo confermano. In Emilia, oltre tre docenti su dieci non sono di ruolo. Va meglio, ma non troppo nelle elementari, dove la percentuale si assesta intorno al 19%, si sprofonda nelle superiori dove la percentuale sale al 27%. Se poi sommiamo i dati del Nord est (Emilia, Friuli e Veneto) complessivamente la quota dei precari raggiunge il 30,65%. Quasi 4 insegnanti su dieci quest’anno, dunque, si sposteranno dalla sede. Soltanto nella città di La Spezia la situazione è più grave: qui ben quattro insegnanti delle medie su dieci non sono di ruolo. Peggio c’è solo Isernia, che vanta l’eccezione più negativa di tutta Italia: i docenti non di ruolo sono il 55%. Un record che supera anche percentuali di grandi città come Milano, che ha il 27%, e Torino, con il 26%.
Al Sud invece i precari non trovano molto spazio e si conta solo il 16% del numero complessivo dei professori delle medie. Le Isole si assestano attorno al 19,5%. Saliamo al 25% quando arriviamo al Centro Italia e sfioriamo il 31% nel Nord Est.
Ma per chiudere i conti bisogna sommare i precari che si spostano ai docenti di ruolo che vogliono tornare al paesello a qualunque costo. Quest’anno se ne contano più di 70mila. Preferibilmente dal Nord al Sud. E la regione che rileva più mobilità, sempre nelle scuole medie, è il Molise con il 17% dei trasferimenti, seguita dal Friuli e dalla Sardegna con il 15%. Se analizziamo le città, scopriamo invece che il 24% dei docenti di La Spezia quest’anno se ne andrà dalla propria scuola, il 20% a Sondrio, il 19,5% a Udine, il 19% a Nuoro, il 18,5% a Matera, il 16% a Reggio Emilia. Per il resto i trasferimenti oscillano dal 12 al 17%. A Bologna, invece, il 19% delle maestre della scuola materna ha chiesto il trasferimento.
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