In passato ho avuto modo di cimentarmi, nel mio piccolo, di scrivere anche se non sono un giornalista. Qualche volta anchio sento il bisogno di mettere nero su bianco. Così su tutto ciò che adesso stiamo vivendo, dal settore della sicurezza, a quello delle intercettazioni al mondo della prostituzione (in passato in merito ho scritto qualcosa proprio su questi due argomenti), a quello della immigrazione con relativa integrazione degli stessi, a quello della scuola, a quello sindacale, alle pensioni, alle forze dellordine, e chi più ne ha più ne metta.
Ognuno esprime il suo punto di vista, la sua opinione, il suo parere, così come diceva il pastore sardo quando commentava periodi come questo con la frase «chentu conoas chentu berrittas», «cento teste cento berretti». Non cè un berretto per una testa diversa, aggiungeva che questa era «democrazia».
Ognuno esprime il suo punto di vista, ognuno esprime la diagnosi, e con essa la terapia da seguire, sperando naturalmente che sia quella giusta necessaria e utile per fare guarire lammalato. Naturalmente, purtroppo, nonostante le buone intenzioni di ognuno nessuno ha quella giusta, per cui purtroppo si rimane sempre malati e di guarigione per il momento allorizzonte non vi è ombra, vi sono solo delle intenzioni. Tra i tanti commenti che ogni giornale quotidiano porta in visione ogni giorno, così come quanto si ha modo di vedere nella televisione mi pare che di cambiato vi sia poco. Ricordo quanto ebbe modo di scrivere il grande Indro Montanelli sulla pagina del «Giornale» in data 19/11/1974, in un editoriale dal titolo «La responsabilità dei Magistrati». Editoriale che commentava tanti anni orsono uno dei problemi, tra i tanti che esistevano ed erano dibattuti in ogni settore dalla vita di quel periodo, come in quella attuale.
Editoriale che al momento potrebbe differenziarsi solo in piccole cose, mentre per altri dovrebbe fare riflettere alcune sue considerazioni, oltre a quelle di grandi della Giurisprudenza. È stato molto bello rileggere quanto scritto da Indro Montanelli trenta anni orsono che visto quanto stiamo vivendo sono trascorsi invano.
*Ispiratore dei «Racconti del Maresciallo»
di Mario Soldati
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