Uno stilista al giorno. Non è la nuova formula della nostra fashion week, ma un dato appena diffuso dalla Camera di Commercio di Milano. «Nel 2010 sono nate 342 nuove imprese nel settore della creazione e produzione di moda - spiega il presidente Carlo Sangalli - quasi una al giorno». Un dato che, di questi tempi, stupisce. Non se si pensa però che noi abbiamo il primato italiano nei settori della moda e del design. Che la nostra città «produce una ricchezza pari a 13 miliardi l’anno, il 13 per cento del dato nazionale, il 61 per cento se si considera solo il design», come ricorda Sangalli. E che il New York Times ci ha messi fra le (poche) città che vale la pena visitare nel mondo. L’unica in Italia, per di più. Magari senza nemmeno sapere che a Milano, capitale italiana di moda e design, si contano la bellezza di 7.745 imprese solo nel settore moda (14.494 comprendendo tutta la provincia). Aziende tessili, aziende di abbigliamento e concerie, gioiellerie e bigiotterie, negozi di abbigliamento e calzature (solo questi sono quasi 4.000, e insieme agli ambulanti hanno un fatturato complessivo di 3.8 miliardi, il 16,7 per cento del dato nazionale). Senza contare gli studi di design e architettura (rispettivamente: 550 e 1.800 a Milano e provincia, per un fatturato che supera i due miliardi e mezzo).
Se la zona a più alta concentrazione di creativi, un mix di creatori di moda e designer, ma anche di architetti, è quella di via Savona, ormai colonizzata da anni dal popolo del Fuorisalone (ma anche in centro, Brera e in corso Lodi), la zona dove sono sorte la maggior parte di aziende e negozi del fashion system si snoda fra piazza Cairoli, corso Genova, viale Papiniano e corso Magenta. Un’impresa di moda su dieci è stata aperta proprio in queste zone-simbolo della milanesità, ma anche in quartieri più gettonati dai turisti, come quello fra piazza Duomo, Montenapo e via Dante dove se ne contano 598. Quasi altrettante imprese (e negozi) sono stati aperti nell’altra zona hot dello shopping: fra la galleria del Corso, corso Europa e corso Italia. E anche intorno a corso Buenos Aires, e fra Cinque Giornate, via Mascagni e viale Piave, le imprese e i negozi di moda pullulano, per non parlare del quartiere Isola e di chinatown, nuovi punti di riferimento per diversi tipi di creatività più o meno meneghina. Poco lontana, la zona più «industrializzata», quella delle imprese vere e con meno vetrine sulle strade: fra il Cimitero Monumentale e Corso Sempione, fra la Bovisa e Quarto Oggiaro, e fra la zona Bocconi e il Naviglio Pavese.
Così, la moda «crea un costante valore aggiunto per il nostro territorio», conclude Sangalli, che ricorda, fra l’altro, che le aziende nate nel 2010 sono più «rosa» e più giovani. Se l’età media di un imprenditore è infatti di 46 anni, ora uno su 5 sono sotto i 30. Mentre la metà sono donne. E quasi la metà dei nuovi imprenditori della moda sono stranieri.
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