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Ogni lombardo regala al Sud 3.500 euro

In Lombardia lo Stato preleva più di quanto dà. Le tasse non perdonano ma quello che torna indietro, in termini di servizi, è inferiore rispetto a quello che si paga. In sostanza, ogni lombardo potrebbe dare allo Stato 3.410 euro in meno all’anno. A tanto ammonta infatti il residuo fiscale pro capite: una cifra che, estesa a tutta la regione, arriva a oltre 34 miliardi di euro. E, ancora una volta, si scopre che l’Italia è spaccata in due e le regioni che gestiscono meglio i loro bilanci sono le più tartassate. La Lombardia in testa, seguita dall’Emilia Romagna (dove i cittadini pagano 2.740 euro in più di ciò che ricevono) e dal Veneto, con 2.640 euro. Abruzzo, Lazio, Campania e tutte le altre regioni del Sud registrano invece un residuo pro capite con segno negativo: significa che ogni cittadino risulta «a credito» di mille o duemila euro rispetto a quello che lo Stato fa per lui con strade, scuole e servizi vari, dalla magistratura alla polizia.
Alla faccia del federalismo fiscale. Ci sono evidenti sfasature tra una regione e l’altra. E lo stesso discorso vale per i redditi e per il livello di evasione fiscale: ci sono regioni in cui l’evasione è molto più forte rispetto ad altre. Assoedilizia tira le somme e arriva a decretare la bocciatura del federalismo fiscale così come è adesso.
«È un federalismo di Pulcinella - insorge il presidente Achille Colombo Clerici -, del tutto distorto e iniquo. In questo modo si danneggiano i più virtuosi. Siamo molto preoccupati, bisogna al più presto correggere quest’ottica». In sintesi, ora come ora, si crea un circolo vizioso: lo Stato preleva le tasse e taglia i finanziamenti ai Comuni. A loro volta i Comuni, per far quadrare i conti, aumentano le tasse sull’immondizia e sulle infrazioni in auto, mettono in atto la revisione catastale, ricorrono all’Ici o la aumentano, costruiscono strade con il project financing e chiedono il pagamento del pedaggio. Risultato: il cittadino paga sempre di più. «Se il federalismo fiscale - commenta Clerici - vuol dire questo non va bene. In teoria, per ogni euro che paghiamo in più al Comune, dovremmo darne uno in meno allo Stato. Ma non è così». Da qui la proposta di Assoedilizia per arrivare a una maggior equità fiscale: detrarre dalle tasse tutte le imposte che paghiamo al Comuni, come ad esempio l’Ici. E istituire un’imposta sul reddito da lavoro. La pagherebbero tutti i cittadini che percepiscono uno stipendio e la potrebbero detrarre dalle tasse. Quindi il singolo non avrebbe costi aggiuntivi e il Comune ne trarrebbe invece un bel vantaggio. Per altro l’imposta andrebbe nelle casse del Comune dove il cittadino lavora e non in quelle del suo Comune di residenza.

«In questo modo - puntualizza il presidente di Assoedilizia - si risolverebbe anche il problema dei pendolari: risiedono nelle cosiddette città-dormitorio ma usufruiscono ogni giorno dei servizi messi a disposizione dalla città in cui lavorano.
Così il federalismo fiscale non sarebbe limitato solo all’Ici e il Comune farebbe fronte con nuovi incassi ai tagli dello Stato».

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