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«Ogni rincaro riduce l’incasso, persi 2mila litri al giorno»

Bella la vita del benzinaio, potrebbe pensare qualcuno. Quando il prezzo sale ecco che i guadagni aumentano. Invece non è così almeno, per gli associati, che sono tanti. Che sarebbero quelle persone che ricevono in gestione dai colossi petroliferi le pompe di benzina, senza essere dipendenti e senza, come i gestori, possedere l’impianto. Francesca e Romano ne gestiscono uno della Shell alle porte di Milano.
Ieri per loro è stata una giornata di intenso lavoro. «La gente - spiega Francesca - ha paura dello sciopero. Alcune pompe qui intorno sono già rimaste senza benzina. Così si è affrettata a fare il pieno. Noi siamo a posto perché abbiamo ricevuto il pieno dal camion lunedì».
E si per ora tutto bene ma, ci dicono, con lo sciopero degli autotrasportatori il prossimo carico non è assicurato. «E senza benzina - continua - anche i nostri guadagni se ne vanno. Del resto anche i recenti aumenti ci hanno molto penalizzato. La gente infatti non sa che chi gestisce una pompa di benzina viene pagato a volume. Quindi, se prima degli aumenti riuscivamo a vendere fino a 5mila litri al giorno, adesso siamo scesi sui 3mila litri. I soldi sono sempre meno e noi, che non stiamo in autostrada, abbiamo clienti che si fermano per fare il minimo indispensabile, ossia 10 o 20 euro che vuol dire da 6 a 12 litri». Per Francesca e Romano l’aumento del prezzo della benzina, passato in pochi mesi da 1,4 a 1,7 centesimi al litro ha significato una contrazione del volume di carburante venduto e dunque dei profitti scesi, ci hanno spiegato, di 80-100 euro al giorno. Secondo i due esercenti, che pure essendo associati non pagano in anticipo il carburante alla società petrolifera ma solo il venduto a fine giornata sul quale viene poi riconosciuta la loro provvigione, a fine mese resterebbe ben poco in tasca se non fosse che da Shell hanno avuto in affitto anche il bar della pompa di benzina. «Noi abbiamo anche un dipendente - spiega Francesca - ovviamente in regola, che guadagna sui 1200 euro al mese. Io lavoro al bar e mi occupo della contabilità. Un lavoro pesante dato che ogni sera devo mandare il rendiconto alla società della benzina venduta. E poi c’è il resto. A fine mese riusciamo a mettere insieme i nostri due stipendi più quello del dipendente ma certo lavoriamo parecchio». E non è tutto. Infatti ormai i clienti sono attenti anche al centesimo di euro. E dunque i nostri gestori devono segnalare quotidianamente i prezzi dei distributori vicini e chiedere alla compagnia di adeguare il costo del loro carburante, diesel e benzina a quelli della zona. «Se non facessimo così - spiegano ancora - perderemmo tutti i clienti che sono già inferociti per i continui aumenti. Oltretutto è difficile spiegare che quando la benzina aumenta anche per noi è un problema perché già sappiamo che venderemo meno litri con conseguente calo anche delle nostri provvigioni».
Noi prossimi giorni Francesca e Romano non aderiranno allo sciopero di 10 giorni proclamato dai benzinai di Confesercenti ma il futuro anche per loro è incerto, legato all’arrivo della prossima cisterna di carburante.

Ma solo se i camionisti la lasceranno circolare.

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