«Ok comunitario ai nuovi bonus auto»

Sugli ecoincentivi al settore automobilistico anche nel 2010 c’è, di fatto, il disco verde di Bruxelles. Ai Paesi membri, comunque, vengono poste alcune condizioni, come l’effettiva rottamazione del veicolo inquinante, la prosecuzione della politica legata alla diffusione delle vetture ecosostenibili e l’adozione di piani che non privilegino aziende al posto di altre, e sempre in un’ottica «verde». Con Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue e commissario ai Trasporti, in attesa di assumere la responsabilità dell’Industria, parliamo del modo con il quale la Ue si sta muovendo sul fronte degli ecoincentivi e del suo atteggiamento in relazione agli aiuti economici concessi da alcuni Paesi (la Francia in primis) ai costruttori nazionali.
Commissario Tajani, i Paesi dell’Unione sono in attesa di un segnale da Bruxelles sul tema ecoincentivi.
«L’auto è un settore chiave in Europa, visto che dà lavoro a 12 milioni di persone. Dopo la crisi bisogna guardare al futuro puntando prima sul medio termine e, quindi, sul lungo».
Parliamone, dunque.
«Punti fermi restano l’innovazione e l’auto “verde”. Ok agli incentivi purché limitati nel tempo e destinati alla vera rottamazione del veicolo inquinante e all’effettivo acquisto di un mezzo nuovo ecocompatibile. Significa che non si dovranno più spedire le auto vecchie nei Paesi più poveri perché, in questo modo, si aggraverebbe solo la situazione ambientale. Teniamo presente che a fronte degli attuali 800 milioni di mezzi in circolazione, nel 2035 si salirà a oltre 2 miliardi e, nel 2050, a 3-4 miliardi».
Servono, soprattutto, norme più chiare.
«Bisogna creare un quadro regolamentare stabile, proseguire con le indicazioni del “Cars 21” (è il gruppo di lavoro incaricato di mettere a punto un quadro normativo competitivo nel settore dell’auto, ndr) e trovare il modo per sviluppare le esportazioni».
E poi c’è il tema del protezionismo, che dà origine alle distorsioni nel mercato e alla concorrenza sleale.
«Il protezionismo è da evitare. Gli aiuti devono essere strumenti per uscire dalla crisi e non essere considerati a lungo termine. Sono tre, a nostro parere, gli elementi da applicare per uscire dalla crisi e favorire la competitività del sistema imprenditoriale: ristrutturazione e ammodernamento delle aziende; politica ecocompatibile; sviluppo del mercato interno attraverso misure che non privilegino gli uni piuttosto che gli altri».
L’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha quantificato in 40 miliardi il piano di aiuti che la Ue dovrebbe assicurare all’intero comparto, chiamato a nuovi forti investimenti per rispondere alle future norme ambientali. Qual è la risposta di Bruxelles?
«La sfida è tale che merita di essere accettata. Una politica “verde” non può essere fatta contro l’industria. L’uscita dalla crisi prevede, da parte dell’Ue, incentivi all’innovazione e interventi per l’accesso al credito. Se ne parlerà nel 2010. E poi dovrà essere favorita la vendita dei prodotti europei sugli altri mercati».
Però, in Italia è suonato l’allarme Corea. L’accordo di libero scambio siglato a metà ottobre sarebbe sbilanciato a favore degli asiatici.
«In qualche modo sono state corrette le proposte iniziali dell’accordo di libero scambio, anche se per l’Italia non è perfetto...».
A Valladolid, in Spagna, il 18 febbraio discuterete soprattutto di auto elettriche. È questa la strada che la Ue ha deciso di seguire, visti anche gli orientamenti delle industrie del settore?
«L’altra grande sfida è rappresentata proprio dall’automobile ibrida e da quella elettrica, importanti per ridurre l’inquinamento e i consumi. I due miliardi di veicoli annunciati nel 2035 avranno come conseguenza il maggiore sfruttamento del petrolio, la riduzione della sua disponibilità e l’aumento dei prezzi. Ecco, allora, che bisogna accelerare sull’auto ibrida ed elettrica, sui sistemi di ricarica».
La Ue ha un indirizzo preciso, dunque.
«Auto ibrida prima, auto elettrica dopo».
C’è chi chiede sia riconosciuto l’impegno dell’industria automobilistica anche sul fronte della sicurezza.

Quindi, bonus per le vetture che dispongono dei principali sistemi che prevengono un incidente e, in caso di impatto, salvaguardino il più possibile guidatore e passeggeri.
«L’industria ha fatto tanto. Sono ipotesi su cui si può lavorare. Il regolamento che abbiamo approvato sulla sicurezza dei veicoli, in vigore dal 2014, consentirà di salvare 5mila vite ed evitare 35mila feriti».

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