Pugnalato alla gola, massacrato e ucciso nel giorno in cui compiva otto anni: Jesse Dingemans, un bambino olandese, è la vittima di un delitto misterioso, forse opera di un folle, che ha colpito in un'aula della scuola cattolica elementare di Klim-Op, nel tranquillo villaggio di Hoogerheide, quasi al confine con il Belgio.
L'assassino ha colpito mentre Jesse, che frequentava la quarta elementare, si trovava da solo in classe. I suoi compagni, con la maestra, erano nell'auditorium e stavano per cominciare le prove dello spettacolo di Natale. Lui aveva fatto prima di tutti, era pronto e la maestra lo aveva fatto salire in classe per cercare qualcosa che aveva dimenticato. La scuola ha due ingressi, uno principale e uno secondario, sul retro, che è sempre chiuso. Se si entra dal portone si imbocca il corridoio e per arrivare alle aule si passa davanti alla porta della custode e poi alla sala professori. Jesse ha tardato molto, troppo. La maestra si è preoccupata, e ha pensato che il bambino potesse aver bisogno di aiuto per raggiungere gli scaffali più alti. È salita insieme con il direttore e si è trovata davanti la scena del massacro, il piccolo in fin di vita che sanguinava dalle ferite sul collo. Nessuno dei suoi compagni ha assistito alla scena. Alcuni testimoni hanno soltanto visto uno sconosciuto, coperto da un soprabito scuro e un cappello a falde larghe, scappare dalla scuola in direzione del municipio, che si trova a 300 metri di distanza. In pochi minuti il tranquillo villaggio è stato messo in stato d'assedio dalle forze di polizia, con l'impiego di un elicottero e molte volanti. Alle 14 l'uomo, il presunto assassino, un ventiduenne, è stato arrestato. Aveva ancora il suo impermeabile lungo e scuro e il cappello, e non ha opposto alcuna resistenza, anche se non ha chiarito i motivi del suo gesto né, stando al procuratore, ha ancora confessato.
Subito dopo la tragedia si era sparsa la voce che l'omicida fosse il padre di Jesse, ma è apparso subito chiaro che si trattava di un equivoco. Il presunto assassino non avrebbe invece alcun legame di parentela con la vittima. Non si sa nulla, invece, sul se e come abbia conosciuto il bambino. «È atroce, non è successo mai niente del genere in paese», sono le sole parole che è riuscito a pronunciare il borgomastro Franzel mentre i compagni di classe di Jesse e i loro familiari vengono assistiti da una cellula di sostegno psicologico.
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