Dallolio di oliva intitolato allautore della Divina Commedia, alla stilografica dedicata al compositore dei Notturni (Chopin, per chi non lo sapesse), dai cioccolatini raffiguranti lautore delle Nozze di Figaro (le cosiddette «palle di Mozart») alle pipe con la silhouette di Arthur Conan Doyle (il padre di Sherlock Holmes), non si contano più i prodotti che sfruttano limmagine di un Grande. Se sia giusto o no utilizzare il nome di un personaggio famoso per pubblicizzare un qualsivoglia articolo, è la prima domanda che ci si pone. La seconda è se sia giusto (se sia moralmente giusto) utilizzarlo indiscriminatamente, ossia abbinarlo ad un articolo che con la «storia», la personalità, il pensiero, lopera di quel personaggio non ha alcuna relazione, quando non suoni come offesa, insulto, provocazione.
E mi spiego. Molti anni fa, in una lettera aperta ai Recanatesi, pubblicata in un mio libro di nessun successo, accusai i concittadini di Giacomo Leopardi di insensibilità, anzi di cinismo, dal momento che il logo di una radio privata (della più importante radio privata) mostrava il cantore di Silvia con tanto di cuffia alle orecchie, intento, si supponeva, ad ascoltare musica leggera. Mi domandavo e domandavo comera possibile sfruttare limmagine del poeta del dolore per reclamizzare una emittente radiofonica privata. Era come se in Germania una ditta di apparecchi acustici avesse mostrato un Beethoven al settimo cielo per la possibilità offertagli di ascoltare, che so? Il canto delle lavandaie; o in Grecia produttori di occhiali da sole avessero fatto inforcare lultimo modello a Omero.
Che una biblioteca sia dedicata a Dante Alighieri mi pare cosa buona e giusta, ma lolio doliva no, proprio no, a meno che non si fossero scoperti autografi del fiorentino che esaltavano le olive e i suoi derivati. Un pianoforte che porti il nome di Schumann mi va altrettanto bene, non così un lecca-lecca o un fischietto per arbitri. La mania degli italiani di riferirsi a personaggi famosi li fa cadere spesso nel ridicolo. Qualche anno fa un papà napoletano battezzò il figlio Varenne, in omaggio al famoso cavallo. Ma non crediate che siamo i soli. Nel 2002 un tifoso del Manchester United ha battezzato il figlio coi nomi di tutta la squadra (20): titolari e panchina compresa.
Provate ad andare a Lourdes o a San Giovanni Rotondo. Le immagini di Bernadette e di Padre Pio non le vedrete solo sulle candele, i rosari, le tovaglie sacre, i veli eccetera ma sulle scatole dei fiammiferi, le buste di mozzarella, gli accendini, i portachiavi, i dopobarba eccetera. Roba che se passasse Cristo da quelle parti manderebbe tutti i banconi allaria. Est modus in rebus. «Cè una misura in tutte le cose» o ci dovrebbe essere.
Utilizzare Gandhi (lapostolo della non-violenza, il portavoce dei poveri e degli emarginati - pària -, luomo che martoriò il proprio corpo in lunghissimi scioperi della fame) per la reclame di una penna superlussuosa, una penna da oltre 22mila euro, è molto più che offensivo, è oltraggioso, è un insulto alla memoria di un uomo, che fece della povertà e del sacrificio il proprio credo. Mi domando: perché la Mont Blanc non ha sfruttato limmagine di Rockefeller per la propria stilografica, o meglio ancora quella di Rockerduck (lantagonista di Paperone)?
Nel caso di John Lennon ci troviamo davanti - a mio giudizio - a una ipocrisia bella e buona. Le ragioni che avrebbero spinto la vedova ad accettare la proposta di una casa automobilistica francese di utilizzare vecchie sequenze del cantante, a fini pubblicitari, sarebbero quelle di far conoscere il «beatle» anche ai giovani. Ho forti dubbi che le nuove generazioni non conoscano i Beatles, e pure se fosse così, non sarà certo uno spot pubblicitario di pochi minuti a indottrinare le masse ignoranti. Per un Mike Bongiorno «redivivo» in favore della Telecom avrei meno obiezioni. Mike, la tv e la pubblicità erano una sola cosa, e poi si tratta di spot già registrati e da mandare in onda per poche volte.
Diverso il caso di Moana Pozzi. Le sue cassette e i suoi dvd hard continuano a essere venduti, alimentando uno dei più ripugnanti commerci.
Quando io sarò morto non dedicatemi nessuna scuola. Al massimo un temperamatite.
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