Claude Chabrol partecipava fuori concorso all'ultima Mostra di Venezia con il brioso L'innocenza del peccato, ma nessuno gli aveva garantito il Leone d'oro se avesse accettato il concorso, come invece era capitato a Woody Allen, col noioso Sogni e delitti...
Chabrol mette in scena un alter ego nel maturo scrittore di Lione (François Berléand) che fa innamorare la ventenne annunciatrice tv (Ludivine Sagnier). La sua sceneggiatura non si disperde in dettagli per ribadire la sua antipatia per la borghesia, specie quella di provincia. Stavolta il vero perno del film è un amore ineguale per età, eguale per intensità. Raramente ci si ama in due, ancor più raramente ci si ama allo stesso modo. E qui all'amore spiritoso e disincantato di lui corrisponde quello tenero e complice di lei, che l'accondiscende senza sforzo nelle piccole perversione dello «scambismo», come càpita senza imbarazzo quando l'iniziale intensità fa dimenticare che un giorno l'incanto finirà.
A evitare che il desiderio non sappia più come nutrirsi ci sarà un delitto, di matrice più possessiva che passionale, compiuto dal giovane e ricco marito (Benôit Magimel) di lei, subentrato come un intruso più che come un complice, incapace poi di stare al gioco, perché nel gioco lui sarebbe solo la sponda. Sornione e compassato, Berléand interpreta un amante-gattone, che sarebbe piaciuto a Jean Anouilh, un cultore del desiderio, non idiota dell'amour fou.
L'INNOCENZA DEL PECCATO di Claude Chabrol (Francia, 2007), con François Berléand, Ludivine Sagnier. 115 minuti
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