Omicidio Reggiani L’omaggio dei romeni a un anno dal delitto Il sindaco porta i fiori: buco nero che inquieta

Quattro giorni fa la condanna a 29 anni di Romulus Nicolae Mailat, il romeno che la sera del 30 ottobre 2007 aggredì Giovanna Reggiani nei pressi della stazione ferroviaria di Tor di Quinto. Ieri, a un anno esatto dalla morte della donna, moglie dell’ufficiale di Marina Giovanni Gumiero, deceduta in ospedale dopo due giorni di coma, è stato il giorno della commemorazione.
In mattinata una delegazione di rappresentanti della comunità romena e del partito romeno in Italia ha deposto una corona di fiori sul luogo dell’agguato. Un gesto simbolico, il loro, per esprimere vicinanza ai familiari della vittima. La corona è accompagnata da una scritta: «Un dolore senza frontiere vicino alla comunità romena». «Ad un anno di distanza dall’omicidio - osserva Mihai Muntean, vicesegretario di Identitae romanesca-Partito dei romeni d’Italia dopo la cerimonia - qui la luce non è stata ancora messa». Nessuna polemica, solo la costatazione che «l’episodio Reggiani sia stato molto strumentalizzato a fine elettorali». «In Italia - sottolinea Muntean - servono prevenzione e certezza della pena». Gli fa eco il presidente del partito Giancarlo Germani: «Non condivido - dice - come in Italia venga scontata la pena. Mailat tra 13-14 anni potrebbe essere in libertà». E ancora: «Il cuore della Romania è qui, è un gesto simbolico per dimostrare che non si dimentica e d’ora in poi ogni anno torneremo qui, la comunità romena vuole esprimere il proprio cordoglio e la propria vicinanza al marito della signora Reggiani, che oggi non c’è perché si trova all’estero».
Nel pomeriggio tocca a Gianni Alemanno, visitare il lugo della brutale aggressione. Il sindaco, accompagnato dalla moglie Isabella Rauti, depone un fascio di fiori bianchi. «L’omicidio della signora Reggiani - sostiene - non può smettere mai di inquietare la coscienza della politica romana. Dobbiamo sempre tenerlo fisso nel cervello perché è un buco nero in cui non vogliamo più cadere». Alemanno ribadisce poi il suo rammarico per la sentenza: «Purtroppo la condanna che è stata inflitta a Mailat è a mio avviso insufficiente, però aspettiamo la sentenza definitiva per poter fare valutazioni. Comunque, come ho già detto, se non si dà l’ergastolo in questi casi non so davvero quando si debba dare». Alle 19, infine, una fiaccolata organizzata dal circolo di Azione Giovani di Labaro Prima Porta si è snodata tra le stradine sconnesse, asfaltate e senza marciapiedi, tra la via Flaminia e via Camposanpiero.

A salvare il romeno dal carcere a vita è stato il riconoscimento delle attenuanti generiche, «equivalenti alle contestate aggravanti». Mailat, dopo il processo e prima della sentenza, ha chiesto scusa, ma ha ribadito che lui non ha mai ammazzato nessuno, che ha rubato solo una borsa.

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