Omicidio di Taormina la caccia all’uomo finisce con 9 arresti

I componenti della banda di slavi autori della rapina costata la vita a un imprenditore catturati a Messina, Salerno e Firenze: si erano già spartiti il bottino

Omicidio di Taormina la caccia all’uomo finisce con 9 arresti

Mariateresa Conti

da Palermo

Sgominato in poco più di 24 ore il commando che domenica notte ha assaltato la villa di Pancrazio Muscolino, l'imprenditore di Taormina rimasto ucciso in un conflitto a fuoco con i banditi che volevano rapinarlo. La gigantesca caccia all'uomo, avviata dopo il riconoscimento del cadavere del bandito rinvenuto lunedì mattina sul lungomare di Villafranca Tirrena, ha dato già ieri i suoi frutti: nove, tra Messina, Salerno e Firenze, gli slavi individuati e fermati dalle forze dell'ordine. Due di loro, fermati nel capoluogo toscano, sarebbero gravemente indiziati come esecutori materiali del delitto. Si tratta di nomadi provenienti dal campo di Agrigento. A loro vanno aggiunti un altro slavo, il croato Nicolic Boljan, il giovane di 19 anni ucciso da Muscolino prima di cadere a propria volta vittima dei rapinatori, trovato lunedì poche ore dopo la rapina finita nel sangue, sul lungomare di Villafranca Tirrena, e un minorenne, già identificato dalle forze dell'ordine, l'unico membro del commando che, almeno fino a ieri sera, era ancora latitante. In tutto undici infatti, i componenti del gruppo di assalitori.
Un'operazione brillante, quella coordinata dalla Procura di Messina e messa a segno grazie a una straordinaria sinergia tra Polizia e Carabinieri in pratica su tutto il territorio nazionale. Fondamentali le testimonianze della moglie e dei figli della vittima, che hanno segnalato il fatto che i banditi parlavano l'italiano con un forte accento straniero, probabilmente slavo; e l'intuizione degli inquirenti che il corpo senza vita trovato sulla spiaggia di Villafranca, ad una sessantina di chilometri da Taormina, fosse proprio quello di uno dei rapinatori, ferito a morte da Muscolino con la sua pistola 7 e 65 nel tentativo di sventare la rapina. Il giovane, uno slavo di 19 anni residente nel campo nomadi di Agrigento, aveva con sé un telefonino cellulare sottoposto ad intercettazioni, perché sospettato dai carabinieri di Augusta (Siracusa) di far parte di una banda dedita a furti in casa. C'è voluto poco per verificare che domenica notte quel telefonino portatile, e il suo proprietario, si trovavano proprio nella zona di Taormina. E questo ha costituito un'ulteriore conferma dell'intuizione avuta sin dall'inizio sulla base del calibro del proiettile che aveva ucciso il giovane - sparato da una pistola 7 e 65, come quella di Muscolino - e della presenza, sotto le scarpe del giovane, di una particolare ghiaia, del tutto simile a quella del parco della villa. Di qui, sin dall'alba di ieri, i controlli serrati praticamente in tutta Italia, a caccia dei rapinatori in fuga. Due di loro sono stati fermati su un’Audi 100, a bordo del traghetto che da Messina porta a Villa San Giovanni. Rocambolesca la cattura dei due banditi intercettati sulla Salerno-Reggio Calabria, presi dopo tre ore di serrata caccia all'uomo. Infine, Firenze, dove sono stati fermati cinque nomadi intercettati sull'autostrada del Sole, a bordo di due auto, una Golf e un’Audi, all'altezza del chilometro 246, tra Barberino di Mugello e Pian del Voglio. Con loro c'erano anche due donne e due bambini. E proprio figlio di una delle coppie di nomadi fermate a Firenze è il quindicenne latitante. Il ragazzino, secondo quanto reso noto dagli inquirenti, si troverebbe già a Belgrado: da Taormina, infatti, avrebbe raggiunto Catania, da dove in aereo sarebbe arrivato a Milano e, quindi, a Belgrado.
I fermi saranno convalidati nei prossimi giorni, ma sul fatto che si tratti di componenti del commando assassino non ci sono dubbi. Via e-mail, da Firenze e da Salerno, sono state inviate a Messina le fotografie di monili e gioielli trovati a bordo delle auto dei presunti banditi. E la vedova di Pancrazio Muscolino, la signora Maria Stella, li ha riconosciuti come propri.
L'indagine continua. I banditi devono avere avuto dei basisti a Taormina, qualcuno che ha indicato loro la vittima e che ha fornito informazioni su come muoversi nel parco e all'interno della villa. La base del commando era il campo nomadi di contrada Gasena ad Agrigento, lo stesso da cui era partito il giovane ritrovato cadavere a Villafranca. E a Taormina, nonostante la soddisfazione per la tempestiva soluzione del caso, resta il dolore.

Il dolore degli amici e dei familiari di Pancrazio Muscolino, che non si danno pace per questa tragedia. Il figlio maggiore dell'imprenditore, Gaetano, ferito di striscio ad un braccio, è stato dimesso ieri dall'ospedale.

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