Onda musulmana sul Sudamerica

Gianni Baget Bozzo

Mai un viaggio di un presidente americano per un vertice delle tre Americhe era stato accolto così male. E il fatto singolare è che la guerra irakena è stata un elemento determinante per la protesta. È come se, per qualche tratto, la protesta latinoamericana e quella islamica si fossero unite in una medesima motivazione.
Gli Stati Uniti sono usciti vincitori come rappresentanti della democrazia e del capitalismo del mondo ed oggi non esistono più modelli alternativi globali ai due sistemi. È quella che si chiama globalizzazione, in cui gli Stati Uniti detengono tra l’altro il monopolio della potenza militare.
Negli scorsi anni il mito della protesta sociale iniziata a Seattle, proseguita a Genova e concentratasi a Porto Alegre era una protesta utopica, il disegno di una fantasia alternativa ma non di una alternativa globale. Questa volta il dissenso latino americano ha avuto per capisaldi Venezuela e Argentina, e soprattutto Hugo Chavez, che è riuscito nell’impresa di unire contemporaneamente la partecipazione al vertice degli Stati americani e la guida alla protesta assieme a Diego Armando Maradona.
Vi è una tensione storica tra America Latina e Stati Uniti che risale alle origini delle loro diverse colonizzazioni, quella cattolica spagnola e portoghese e quella protestante inglese e la lunga egemonia della seconda sulla prima. Se il castrismo è riuscito a esistere e ad essere legittimato nonostante il suo sistema sovietico, ciò è dovuto al fatto che esso rappresentava la differenza latinoamericana rispetto agli Stati Uniti. In forme diverse, la differenza latinoamericana ha cercato di manifestarsi dapprima all'interno della Chiesa con il concetto di una liberazione e di una sua teologia esclusivamente fondata sulla condizione di dipendenza dell’America latina.
Oggi l’esempio della protesta islamica legata alla guerra irakena funge da detonatore a una protesta contro il sistema capitalista e la globalizzazione che si fonda sulla differenza e le culture dei popoli e cerca una identità latinoamericana in fattori spirituali: la riscoperta delle tradizioni precolombiane dell’attuale America latina. I movimenti indigeni di riscoperta delle religioni precolombiane sono fenomeni e partiti politici in Ecuador e in Bolivia. Caduto il sistema sovietico, il modello di un distacco dall’Occidente, che ha il suo centro nel mondo islamico pervade anche il mondo latinoamericano. L’antagonismo va ben oltre i termini ancora occidentali in cui lo concepisce Bertinotti. La globalizzazione delle economie determina il formarsi di culture politiche alternative che non sono in grado di diventare rivoluzioni proprio perché non esiste alternativa allo sviluppo tecnologico e questo chiede inevitabilmente la democrazia e il mercato. Vi è così un contrasto tra l’idealità etico-politica e la realtà che sconvolge il mondo e si pone come rigetto a un tempo del Cristianesimo, della democrazia liberale, del capitalismo. La globalizzazione a livello economico, giuridico, politico comporta frammentazioni religiose, morali, culturali in cui ciascuna realtà popolare cerca nell'omogeneizzazione la sua identità.
Una piccola notizia forse, ma il subcomandante Marcos, che animò 15 anni fa la rivoluzione zapatista del Messico, ha annunciato sulla rivista Kaida, l’organo di stampa più vicino ad Al Qaida pubblicato in Turchia, il suo avvicinamento all’Islam. E nel Chiapas sta nascendo, non un Islam moderato e occidentalizzato, bensì una forma radicale di sunnismo: la setta murabitun fondata dallo scozzese Yan Dallas che predica una rigorosa adesione alla lettera del Corano e rigetta il capitalismo: il prestito di denaro è proibito. Il segretario generale della comunità musulmana spagnola, Esteban Lopez, lo dichiara apertamente: «Nell’Islam gli indios riscoprono i loro valori originari. I cristiani distrussero il loro futuro». Ma che cosa si sta riabilitando? Non più la rivoluzione marxista di Cuba e dell’Urss ma una società alternativa del passato precapitalista in cui l’Islam è visto omogeneo. È un piccolo segno, ma mostra che la sfida islamica incide in America latina e da tempo ha ben compreso creandovi un sistema di base, tra cui un triangolo a gestione islamica in una zona incerta di confine tra Bolivia e Paraguay, un loro territorio politico autonomo. L’antioccidente assume forme totali senza dimensioni alternative.


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