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Onu, l’Italia scatena una guerra diplomatica

Mariuccia Chiantaretto

da Washington

All'Onu è scoppiato un vespaio. Germania e Giappone hanno reagito con furia all’attacco dell’ambasciatore italiano Marcello Spatafora, che martedì sera aveva sollecitato una inchiesta sulle loro manovre per conquistare seggi permanenti nel Consiglio di sicurezza. Al fianco dell'Italia sono scesi in campo Pakistan e Messico, che hanno ribadito le accuse dell'ambasciatore.
A Berlino il portavoce del ministero degli Esteri Jens Ploetner ha replicato alle affermazioni di Spatafora. «Si tratta di accuse infondate e insostenibili - ha detto -, che non meritano risposta». Sullo stesso tono l'intervento dell'ambasciatore giapponese all'Onu, Kenzo Oshima: «Le parole di Spatafora non sono degne di un diplomatico, ma di un giornale a sensazione. Non c'è bisogno di rispondere ogni volta a questa campagna di insinuazioni di basso livello».
Germania e Giappone fanno parte con India e Brasile del «gruppo dei quattro», protagonisti di una scalata al Consiglio di sicurezza. La loro proposta è di creare sei nuovi seggi permanenti, quattro dei quali destinati a loro, e due a Stati africani ancora da individuare. La riforma dell'Onu sarà discussa il 13 settembre in un vertice a New York. Hanno già annunciato la loro presenza 122 presidenti e 55 primi ministri.
Martedì sera l'ambasciatore Spatafora ha parlato a nome dell'alleanza «Uniti per il consenso» che si oppone al gruppo dei quattro. Italia, Pakistan, Messico, Canada e gli altri Paesi dell'alleanza hanno presentato un progetto alternativo che esclude la creazione di altri seggi permanenti e propone invece dieci nuovi posti a rotazione.
Spatafora ha lasciato da parte la tradizionale circospezione del linguaggio diplomatico. «Quel che è troppo è troppo - ha detto - quello che sta accadendo è una vergogna. Mi riferisco ai ricatti del G4 per costringere certi governi ad allinearsi. Sappiamo tutti quello che avviene in alcune capitali, con la minaccia di interrompere gli aiuti economici o di bloccare i progetti di sviluppo». L'ambasciatore ha sostenuto che uno dei Paesi del G4 ha revocato lo stanziamento di 370mila euro destinato a una nazione che all'Onu ha sostenuto la proposta italiana. «Noi ci battiamo - ha proseguito - per liberare i Paesi membri dell'Onu dalla paura di perdere gli aiuti allo sviluppo se rifiuteranno di piegarsi alle richieste di fedeltà politica a qualcuno più potente di loro».
Un portavoce del ministero degli Esteri italiano ieri, ha confermato che la posizione assunta dall'ambasciatore ha il pieno appoggio del governo. «Abbiamo le prove - ha detto - di quanto ha sostenuto il nostro rappresentante all'Onu, altrimenti non avremmo denunciato pubblicamente il problema». Altri ambasciatori dell'alleanza «Uniti per il consenso» hanno confermato le affermazioni di Spatafora. L'incaricato di affari pakistano Munir Akram ha dichiarato: «I tentativi di pressione di cui ha parlato il mio collega italiano non sono un segreto, abbiamo una documentazione imponente che potrebbe essere consegnata al segretario generale dell'Onu Kofi Annan».
L'ambasciatore messicano Enrique Berruga ha aggiunto: «Vi sono stati molti Paesi sottoposti a un braccio di ferro con offerte di aiuti e minacce di revoca. Per esempio ai Paesi poveri viene detto: “Se non vi allineerete con la nostra proposta per il Consiglio di sicurezza, non daremo aiuti al vostro progetto per l'acqua potabile”».
L'obiettivo dei G4 è di arrivare entro fine luglio a un voto dell'assemblea generale dell'Onu sull'ampliamento del Consiglio di sicurezza. La maggioranza necessaria è di due terzi dei Paesi membri e fino a qualche settimana fa sembrava a portata di mano. Tuttavia i quattro candidati hanno incontrato forti ostacoli quando hanno aperto le trattative con l'Unione dei 53 Paesi africani, due dei quali dovrebbero essere invitati a unirsi alla loro cordata. Una riunione lunedì a Ginevra si è conclusa senza alcun accordo.
Gli attuali membri permanenti con diritto di veto sono soltanto cinque: Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna. Ogni tentativo di cambiare questa situazione si scontra con il loro rifiuto. Nessuna riforma approvata dall'assemblea generale potrebbe essere adottata senza la ratifica dei Paesi membri del Consiglio di sicurezza. Gli Stati Uniti avevano promesso il loro appoggio al solo Giappone, ma potrebbero rivedere la posizione nei confronti della Germania se le elezioni in autunno portassero i conservatori al governo a Berlino. Il clima avvelenato che si è creato al Palazzo di Vetro di New York tuttavia minaccia di affossare la riforma.

E questo, tutto sommato, per l'Italia potrebbe essere preferibile a un rimpasto del Consiglio di sicurezza da cui sarebbe esclusa.

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