Sfilare Opel dalla casa madre americana Gm e sistemare questultima sotto lombrello del «Chapter 11» in anticipo rispetto alla scadenza di fine mese, forse già domani. Sarebbe questa la proposta finanziaria con cui questa sera gli emissari della Casa Bianca assisteranno alla «grande asta» voluta da Berlino per decidere il futuro di Opel. I lavori continueranno a oltranza, perlomeno fino alla «prima scrematura» delle offerte. Quattro le proposte sul tavolo dopo che ieri il gruppo cinese Baic si è aggiunto a Fiat, allaustro-canadese Magna e al fondo Ripplewood: Pechino assicura il mantenimento dei 4 stabilimenti Opel in Germania per almeno due anni, di non tagliare il personale e chiede meno di 5 miliardi di garanzie pubbliche. Il finale è aperto, nessuno parte favorito, ha detto il ministro dellEconomia tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg. In realtà a spuntarla, dovrebbero essere Fiat (più 2,5% il titolo in Piazza Affari) e Magna, tra cui a quel punto scatterebbe una gara allultimo rilancio in parallelo alla due diligence su Opel.
La proposta di matrimonio di Fiat «non è male», ha detto dopo il vertice Guttenberg ma «ulteriori miglioramenti sono ancora necessari». Magna ha come «grandi elettori» buona parte del mondo politico e sindacale tedesco, a partire dal presidente del Spd Peter Struck e del presidente del consiglio di fabbrica di Opel Klaus Franz secondo cui è del gruppo austriaco il piano migliore. Grazie alla partita Chrysler, Fiat dovrebbe invece contare sul «favore» di Washington: lunedì lad del Lingotto Sergio Marchionne ha fatto unaltra visita negli Stati Uniti. A guidare la squadra Usa in Germania sarebbe il ministro del Tesoro Tim Geithner, insieme a Steve Rattner e a un rappresentante dellad di Gm, Friz Henderson.
Ieri il numero uno del Lingotto era invece in Germania per latteso faccia a faccia con il cancelliere Angela Merkel: «Spero che nella trattativa prevalga leconomia e non la politica», ha detto Marchionne al termine dellincontro definito «costruttivo» e nel quale Fiat ha presentato il proprio piano ritoccato. «Sono qui per tentare seriamente di chiudere un accordo. Se ci riuscirò, bene, altrimenti prendo laereo per tornare», ha proseguito Marchionne aggiungendo, dopo aver affrontato anche il vicecancelliere Frank-Walter Steinmeier (propenso a Magna), di aver «chiarito molte delle visioni non corrette sulle condizioni che ha presentato Fiat». La partita è politica, «molto complessa»; si gioca sui tavoli dei governi di Germania, Stati Uniti e Russia, ha notato il ministro dellEconomia Giulio Tremonti, aggiungendo come «sembra di essere tornati alle partecipazioni statali».
In ogni caso per Marchionne la situazione resta «una lotteria, nel senso che ci sono tantissime variabili in gioco, quindi non posso stabilire quali sono le probabilità di successo». Unimmagine quella della «lotteria» che molto trasmette della bagarre politica in corso in Germania per lapprossimarsi delle elezioni: al tavolo delle trattative sono infatti attesi i ministri tedeschi coinvolti e i governatori dei Laender che ospitano gli impianti Opel.
Nel frattempo il Lingotto ha incassato lesplicito appoggio di Intesa Sanpaolo, consulente di Torino insieme a Unicredit e Goldman Sachs: «Siamo pronti a dare supporto finanziario» a Fiat, ha detto lad di Ca de Sass, Corrado Passera. Lunedì da Berlino erano rimbalzate voci di una linea di credito fino a 4 miliardi a favore di Magna da parte di Commerzbank (di cui lo Stato tedesco è grande socio).
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