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Operazione-simpatia: Vieri sposa un’impiegata

Adesso che al Mondiale siamo sicuri di andarci, finalmente potremo dedicarci in modo intensivo al problema più assillante di questa Nazionale. Più degli schemi, più del gioco, che pure non sono questioni risolte. Più difficile, molto più difficile: come siringarle simpatia.
A cominciare da Lippi, tutti quanti si rendono conto che la squadra azzurra ha seri problemi di popolarità. Che vinca o che perda, non smuove sentimenti. È neutra. Lascia indifferenti. Allora: colpa di noi italiani, sempre più beceramente rinchiusi negli angusti confini del nostro club di riferimento, oppure congenita e insanabile antipatia di un gruppo quanto meno amorfo?
Prendiamo la nazionale più simpatica e amata dell’epoca moderna: quella di Bearzot, casualmente Mondiale nell’82. Nomi a caso: da Zoff a Scirea, da Cabrini a Tardelli, da Paolo Rossi a Bruno Conti. Al di là dei gusti personali, non si può negare che il più spento e il più anonimo di quei giocatori apparisse al confronto degli azzurri di oggi un mostro di personalità. Ragionamento estremo: allora un Oriali era gregario e comprimario, oggi un Gattuso è leader e trascinatore. Ci sarà un motivo?
Il motivo è semplicissimo: prima del deficit di simpatia, il gruppo Duemila accusa un pesantissimo deficit di personalità. Senza questo fondamentale tratto umano, ogni campagna promozionale appare vagamente patetica. La squadra di personalità può essere simpaticissima o odiosa, amata o disprezzata, ma non lascia mai indifferenti. Comunque attira attenzione e suscita reazioni. Smuove il sentimento popolare. Nel bene e nel male, che sia un Mundial o che sia una Corea, comunque lascia un segno.
Cosa fare, dunque. Anche se non sembra, probabilmente Lippi ha in mente qualcosa di molto preciso, quando parla di operazione-simpatia. Ipotesi: anziché sputarli, Totti racconterà agli avversari barzellette su di sé. Vieri si fidanzerà con un’impiegata. E lo stesso Materazzi prometterà di non fracassare più nessuno, limitandosi a stirare con la Volvo vecchiette e boy-scout sulle strisce pedonali. Diciamolo, però: è un lavoro duro, quello che attende Lippi e la sua comitiva. Perché non c’è niente di più insopportabile e sgradevole della simpatia costruita, esibita, recitata.
Tutto sommato, a questo gruppo converrebbe cercare l’altra strada maestra che conduce alla popolarità: la vittoria. Tutti i campioni del mondo, alla fine, sono amatissimi e acclamati. Anche se montano un po’ di boria. Il problema di questa nazionale è che ha già montato un po’ di boria senza avere titoli mondiali. Per questo, ha un destino obbligato. La squadra non è granché, e incontrerà avversari fortissimi: eppure resta più facile che questa squadretta vinca un Mondiale, piuttosto che diventi spontaneamente e naturalmente simpatica. Simpatici si nasce, non si diventa.
Umorismo involontario, la migliore della settimana azzurra.

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