Opposizione costruttiva ma dura

Davide Bordoni, neoconsigliere comunale di Forza Italia, con 5.652 voti è in assoluto uno dei candidati che ha raccolto di più a queste elezioni. Secondo fra gli azzurri solo a Fabio De Lillo, porta in dote al gruppo consiliare la sua esperienza di minisindaco uscente del XIII municipio. Bordoni, come ha passato la prima giornata post-elettorale? «Da stamattina avrò ricevuto almeno 200 telefonate. Amici, simpatizzanti, anche sconosciuti. Tutti vogliono complimentarsi». Un gran risultato personale, il suo. Fi però è andata male, con 9 punti percentuali in meno fra gli elettori. «Lo so, dalla vita non si può avere tutto. Purtroppo è stato sbagliato fare le Comunali in due giorni, a differenza delle Politiche». Dopo cinque anni al XIII, ora il Campidoglio. Con oltre cinquemila voti. È la prima volta che Ostia e il litorale arrivano con un tale numero di preferenze al Comune, no? «In Campidoglio prima di me ci sono arrivati nel ‘97 Orneli. E nel 2001 Beatrice Lorenzin e Vizzani. Ma la forza elettorale che mi hanno dato i miei sostenitori credo sia più significativa. Solo a Ostia ho preso oltre 3.300 preferenze. In Campidoglio rappresenterò gli interessi generali dell’opposizione, ma con un occhio di riguardo particolare per il territorio che mi ha votato». Buontempo, in compenso, si è lamentato che per la sua elezione gli sono mancati i voti di Fi... «Io non ho mai fatto distinzione fra amici e ambienti di sinistra. Se erano interessi giusti, li ho condivisi, senza guardare il colore politico di nessuno. Il problema è che forse l’elettorato moderato non è stato coinvolto più di tanto proprio dalle candidature di Alemanno e Buontempo». Allude a qualche errore di comunicazione? «Io so solo che è stato sbagliato correre con le tre punte e chiudere solo a pochi giorni dal voto su un candidato unico. Bisognava trovare la punta unica fin dall’inizio dell’anno. A noi resta ora il compito di fare l’opposizione a Veltroni. Un’opposizione costruttiva, ma più dura di quella che c’è stata finora». Oggi è stato anticipato dalla Caritas di Roma l’ultimo dossier sull’immigrazione. La capitale conta mezzo milione di stranieri, fra regolari e irregolari. Molti vivono proprio a Ostia. «Su queste regolarizzazioni dei clandestini dobbiamo essere molto attenti, perché alla fine vanno a impattare su una rete sociale (asili nido, eccetera) che più di tanto non regge. Credo che il rigore del precedente governo Berlusconi debba essere seguito anche da Prodi. La stessa conformazione geografica dell’Italia attira i clandestini. A Ostia parecchi stranieri si sono integrati, altri no, ma molte associazioni fanno parte della realtà sociale. E non ci sono baraccopoli, tranne che nella pineta di Castelfusano». Il sindaco però sogna una sorta di Roma città aperta... «Meglio che sia aperta ai romani, no?». L’altra grave emergenza sociale che attanaglia la capitale è quella dei campi nomadi. Chi dice che sono 50, chi 100. Un numero comunque straripante. «Sui nomadi purtroppo il Comune naviga a vista, non c’è il coinvolgimento del territorio. Bisogna affrontare l’emergenza, ma non trasferendo i campi dall’oggi al domani, all’insaputa degli stessi municipi, come ha fatto finora Veltroni.

Questo non lo permetteremo più». Insomma, da domani vi attende una bella lotta. «Sono pronto, ho alle spalle questa esperienza di Ostia che è straordinaria. La porterò in Campidoglio con una grande voglia di fare bene».

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