La parola più in voga in queste ore è «commissariamento». La usano i leader della sinistra e i loro giornali come nuovo, ultimo sfregio al nostro esecutivo e al suo presidente. A sentire loro Berlusconi sarebbe stato commissariato dalla Banca centrale europea. La prova starebbe nella lettera che quest’ultima (ora guidata da Trichet, tra pochi mesi da Mario Draghi)ha inviato all’Italia con una serie di indicazioni,raccomandazioni e suggerimenti per fare fronte alla crisi, una via da seguire in cambio del sostegno ai nostri titoli di Stato. La tesi non solo non sta in piedi,ma è l’ennesimo esempio di malafede politico-mediatica.
Non sta in piedi perché è evidente anche ai non addetti ai lavori che essendo di fronte a un attacco alla moneta europea, la cabina di regia del contrattacco non può essere che europea. Non c’è quindi nessuna forzatura o invasione di campo nel fatto che la Banca centrale tenga sotto pressione i governi nazionali ( non soltanto l’Italia) e che questi concertino tra di loro ogni decisione (altra cosa ovvia perché in questo campo un mattone spostato a Roma può far crollare un muro a Parigi e viceversa).
Che cosa ci chiede la centrale di controllo finanziaria europea? Liberalizzazioni, dimissioni di società pubbliche, più elasticità nel mercato del lavoro. A leggerlo, il programma sembra fotocopiato da quello del Pdl e di questa maggioranza. Altro che monito a Berlusconi. Nella lettera della Banca centrale c’è chiaro l’invito all’Italia a non cambiare strada, semmai ad accelerare sulla rotta indicata proprio e soltanto dal centrodestra. Il «commissariamento» in effetti c’è, ma è nei confronti dell’opposizione e dei sindacati che in questi anni si sono sempre opposti alle basilari riforme economiche.
Chi è che si è battuto (purtroppo con successo) per il referendum che ha impedito di vendere le obsolete e costose società pubbliche che distribuiscono l’acqua? Chi ha portato demagogicamente la gente in piazza per impedire le riforme costituzionali al grido di «giù le mani dalla Carta»? Chiusa i precari come arma impropria contro i tentativi del governo di snellire la pubblica amministrazione e più in generale riformare il mercato del lavoro? L’elenco è lungo, va dalla Cgil a Vendola passando per Bersani. Ma comprende anche gli intellettuali salottieri affascinati dal comunista Pisapia e che applaudono De Magistris. Senza contare che lo stesso presidente Napolitano non è certo uno che ha agevolato la governabilità necessaria al cambiamento. La difesa dell’Italia, fondamentale per la difesa dell’Euro, non può quindi che passare attraverso questo governo. Quello che ci chiede l’Europa è già tutto scritto e in parte incardinato in Parlamento. Certo, il centrodestra deve darsi una sveglia.
Paradossalmente questa crisi lo rende più forte e lo toglie dalle secche (divisioni interne e vicende pseudo giudiziarie) in cui si stava arenando. Se davvero questo è il governo del fare è il momento di dimostrarlo perché, come dicono quelle là, «se non ora quando»?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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