da Roma
Il Campidoglio dà la piscina ai rom. Una struttura di circa 10 metri per 5, non in muratura ma prefabbricata, con tutti gli allacci per lacqua, comparsa negli ultimi giorni al campo nomadi di via di Salone, nellVIII municipio, tra via Collatina e via Prenestina, alla periferia Est della capitale tra lo sbigottimento e linvidia dei residenti di un quartiere dove mancano i lampioni e dove per un comune bimbo romano una piscina pubblica è quasi un sogno.
Un regalo di fine estate ai piccoli rom che abitano il più grande insediamento attrezzato per nomadi dEuropa. Un campo quasi modello: 150 container ciascuno di 35 metri quadri, con saloncino, camera da letto, cucinotto con frigorifero e bagnetto. E lallaccio allacqua corrente, allenergia elettrica, al metano. Il tutto per i «fortunati» 1.250 nomadi presenti ufficialmente nella struttura (gli occupanti reali sarebbero molti di più). Che da qualche giorno possono anche farsi un tuffetto nelle afose giornate della fine estate capitolini.
Il campo nomadi di via di Salone, dove convivono e si contendono la supremazie ben cinque etnie (romeni, kosovari, croati, serbi e montenegrini) non è però quel gioiello che il Campidoglio vorrebbe: le attrezzature cinque stelle fornite dal Comune di Roma sorgono nel consueto panorama di sporcizia e degrado che caratterizza tutti i campi nomadi romani. E Salone è salito spesso agli onori della cronaca nera: come nellaprile del 2001, quando vi venne scoperte trecento carcasse di auto rubate e «cannibalizzate». O come nel febbraio 2002, quando un piccolo rom vi morì ucciso da un colpo di pistola sparato in circostanze mai chiarite. E oggi nel campo impera lultimo «business» scoperto dalla comunità romena della capitale: quello del furto di rame dalle linee ferroviarie o dagli stabilimenti industriali.
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