da Roma
Si inaspriscono le polemichesullislamo-fascismo, concetto usato dal presidente americano George Bush, nella sua dichiarazione ufficiale, a poche ore dal complotto terroristico sventato a Londra il 10 agosto, mentre Tony Blair, navigava alle Barbados sullo yacht, «Good vibrations». «Bush non ha molta familiarità con la storia islamica, che avrebbe fatto bene a conoscere meglio, ma questa volta ha perfettamente ragione» scrive Pietro Citati su Repubblica di ieri sullonda di un articolo pubblicato sabato scorso dallo storico Gilles Kepel per spiegare la validità della politica di Blair. In particolare limpegno nella lotta non solo al terrorismo internazionale ma anche a quello di matrice interna, appoggiandosi ai musulmani moderati residenti da anni in Gran Bretagna.
«Lattentato dell11 settembre 2001, con la terribile lucidità delle mete da raggiungere, la straordinaria efficienza organizzativa e lo sfruttamento della televisione, è la perfetta imitazione di un gesto della moderna politica europea. Il termine di nazista (meglio che fascista) gli si addice benissimo» scrive Pietro Citati. Leditorialista critica fermamente la politica del Vecchio Continente e la nonchalance di una certa Europa «in relax » sulla guerra al terrorismo sottolineando: «Credo che sarebbe ora che i cosiddetti esperti europei smettessero di criticare sempre e dovunque gli americani: gli americani sono morti e muoiono, mentre gli europei blaterano, piangono; sempre più incolti, stolidi e incapaci di agire».
Quanto alla lacuna storica a cui si riferisce Citati, ha risposto ieri sul Corriere della Sera, Paul Berman, scrittore ed editorialista americano, autore del libro «Terrore e liberalismo» che parlò di fascismo islamico già nel 2003.
«Lintellighenzia, soprattutto a sinistra, è intenta a impugnare categorie storiche e socio-economiche per capire cosa cè di razionale, congruo e persino ammirevole in questi movimenti.
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