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Ora Angela Merkel scopre che anche i tedeschi rubano

Le dimissioni di Christian Wulff obbligano la Cancelliera a rinviare in extremis la visita ufficiale a Roma: a Berlino urge trovare un nuovo capo dello Stato

Ora Angela Merkel scopre che anche i tedeschi rubano

RomaAlla fine la «preside» tira il bidone al Professore. Angela Merkel annulla all’ultimo minuto la sua visita a Roma. Più che i compiti, a casa la cancelliera ha una grana: il «suo» capo dello Stato, Christian Wulff, sta per lasciare. E infatti lo fa in tarda mattinata, sopraffatto dai pasticci nei quali s’è infilato. Trasferta romana rimandata a data da destinarsi: forse la settimana prossima. Così, mentre il premier italiano è già pronto a ricevere la cancelliera a palazzo Chigi e il capo dello Stato ha già apparecchiato la tavola per il pranzo al Quirinale, da Berlino partono le telefonate a Monti e Napolitano: «Scusatemi ma non vengo... Questioni politiche interne».

Le questioni riguardano le bucce di banana su cui è scivolato Wulff. Secondo il tabloid Bild, che ha pubblicato la notizia prima di Natale, Wulff avrebbe ottenuto, nel 2009, un finanziamento di 500mila euro a un tasso agevolato del 4% da un amico, l’imprenditore Egon Geerkens. Denaro servito per comprare e ristrutturare un appartamento in Bassa Sassonia. Ma la toppa peggiore del buco starebbe nel fatto che il presidente, nel tentativo di bloccare la pubblicazione dell’articolo, ha telefonato al giornale minacciando di chiudere qualsiasi tipo di relazione con il gruppo editoriale. L’articolo è uscito ugualmente e invece della sordina, attorno alla vicenda, è aumentato il fracasso. Non solo: Wulff avrebbe ottenuto favori anche da un altro imprenditore, il produttore cinematografico David Groenewold. Quest’ultimo, fondatore della società Waterfall Productions, nel 2007 ottenne una fidejussione di oltre 4 milioni di euro proprio dalla regione amministrata all’epoca da Wulff. Peccato che la società Waterfall Production non è mai esistita e che l’uomo d’affari pagò a Wulff alcuni giorni di soggiorno in un albergo dell’isola di Sylt.

Insomma, presunti favori e pressioni sui media che intaccato l’immagine dei tedeschi; bramosi, invece, di presentarsi come alfieri del rigore, delle virtù e della disciplina etico-morale. Inizialmente Angela Merkel e la coalizione politica che la sostiene hanno difeso a spada tratta il presidente; ma quando due giorni fa la procura che indaga sul caso Wulff ha chiesto la revoca dell’immunità prevista per il capo dello Stato, molti esponenti della maggioranza hanno cominciato a storcere il naso. Meglio lasciare, quindi.

In tarda mattinata Wulff si presenta davanti alla telecamere: «Ho fatto degli errori - dice il capo dello Stato -. C’è bisogno di un presidente che abbia fiducia ampia dei cittadini. E questa non c’è più: mi dimetto». In serata parlerà alla nazione. Poco dopo prende la parola la Merkel: «Ho ascoltato Wulff con molto rammarico - ammette -. Ma il nostro stato di diritto prevede che siamo tutti uguali davanti alla legge». Poi apre al problema della successione: «I partiti si riuniranno per trovare un accordo». All’orizzonte un candidato appoggiato da tutti. Fra i nomi, anche il «duro» ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, campione del «no» agli aiuti ad Atene. A proposito di Grecia, nonostante le beghe interne, la Merkel ha modo di affrontare anche questo nodo, con una telefonata a tre con Monti e il premier greco Lucas Papademos.

L’esito? «I tre sono fiduciosi che lunedì all’eurogruppo potrà essere raggiunto l’accordo», recita una nota di palazzo Chigi.

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