Ora Confindustria teme l’ingovernabilità

Gian Battista Bozzo

da Roma

L’economia e i problemi delle imprese devono essere al centro della prossima agenda politica. A poco più di ventiquattr’ore dal voto che ha consegnato (salvo sorprese) una risicata maggioranza a Romano Prodi e al centrosinistra, la Confindustria fa sentire la sua voce. Con toni preoccupati, gli industriali chiedono il rispetto degli impegni presi in campagna elettorale, a cominciare dal taglio del cuneo fiscale e contributivo; ma indicano altre priorità, dal taglio dell’Irap all’impegno su ricerca e innovazione, da provvedimenti su concorrenza e liberalizzazioni alla riduzione del costo dell’energia; infine, «la conferma e il completamento della legge Biagi».
L’andamento delle elezioni è stato lungamente esaminato dal Comitato di presidenza, l’organismo composto dal presidente Luca di Montezemolo, i vicepresidenti, i presidenti dei giovani e della piccola industria ed altri imprenditori di vertice. Dopo circa tre ore di incontro, il Comitato di presidenza della Confindustria sottolinea che, in un quadro di «grande preoccupazione» per gli equilibri di finanza pubblica, emerge «l’esigenza di riforme strutturali e di interventi mirati per poter cogliere e consolidare i primi, modesti, segnali di ripresa in Europa».
Le priorità indicate - dal taglio fiscale alla Biagi - sono, per la Confindustria, «fondamentali». Ma al di là della nota ufficiale emerge netto, fra gli imprenditori, il timore che le urne rischino di fare al Paese il peggiore dei regali: l’ingovernabilità. Lo dice apertamente il presidente dell’Ance (l’associazione dei costruttori) Claudio De Albertis: «Il risultato è inequivocabile: il Paese è spaccato, e mi preoccupa la possibilità che i vincitori governino a colpi di maggioranza. Si potrebbe tornare a votare - suggerisce De Albertis - oppure pensare a una grande coalizione alla tedesca. Sono queste le uniche alternative per fare le riforme di cui il Paese ha bisogno». Preoccupato per la governabilità anche Ettore Riello: «L’incertezza è grande, ma un ritorno alle urne potrebbe non essere risolutivo», afferma. Dello stesso avviso è Massimo Calearo che, sul Sole 24 Ore, boccia ipotesi di nuove elezioni e sollecita la rapida formazione del nuovo governo. Un auspicio, quello del presidente della Federmeccanica, che i fatti del dopo-voto sembrano escludere dal novero delle possibilità concrete. Sollecita massima attenzione ai problemi della governabilità e dell’economia anche il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli. «Valuteremo le azioni del futuro governo sulla base delle singole scelte», conclude la Confindustria. Le prime dichiarazioni del day after non dovrebbero del tutto rassicurare Montezemolo e i suoi. Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani invita Prodi ad affrontare subito tre temi: la lotta alla precarietà nel lavoro; il sostegno alla competitività delle imprese; una politica fiscale attenta a lavoratori dipendenti e pensionati.

Chiaro il riferimento alla legge Biagi. E dall’estrema sinistra dello schieramento prodiano, Marco Ferrando (Rifondazione) parla di «regalo ai capitalisti», riferendosi ai 10 miliardi necessari per il taglio di 5 punti del cuneo fiscale.

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