Ora i magistrati vogliono sentire Maran

E alla fine, l’inchiesta della Procura di Monza sul «sistema sesto» arriva a Palazzo Marino. Il giovane assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran, 31 anni, verrà infatti sentito come persona informata sui fatti dai pm Walter Mapelli e Franca Macchia. La data del faccia a faccia non è ancora stata fissata, ma l’intenzione dei magistrati è capire quali furono le pressioni sull’esponente della giunta Pisapia.
Maran - sponsorizzato da Filippo Penati in occasione delle ultime amministrative - sarebbe stato l’uomo giusto da contattare per avere protezioni nel sistema dei trasporti. Ad avvicinarlo, secondo le accuse, sarebbero stati sia Piero Di Caterina (titolare della società Caronte srl, che aveva un contenzioso aperto con Atm), sia Antonio Rugari, presidente del Consorzio trasporti pubblici. Il ruolo critico di Maran viene sottolineato dalla Procura. Dubbi che energono da alcuni sms intercettati dagli investigatori della Guardia di finanza. «Lo scorso 13 giugno - scrivono i pm -, quasi in contemporanea con la vittoria del candidato del centrosinistra alle Comunali di Milano, l’imprenditore Antonio Rugari, non indagato, si muove presso Penati per perorare la causa di Piero Di Caterina, il grande accusatore dell’ex sindaco di Sesto. Pochi giorni prima, Di Caterina aveva scritto a Rugari per manifestare l’intenzione di contattare quelli che sarebbero stati nominati assessori nella nuova giunta milanese al verosimile scopo di risolvere il contenzioso con Atm per la suddivisione degli introiti». Di lì a poco, Rugari si attiva e scrive a Penati: «Caro Filippo, considerata come è andata a Milano, credo che si possa tentare di risolvere la questione di Piero (Di Caterina, ndr), prima che si vada oltre certi limiti e si degeneri. Magari ci possiamo vedere per capire come agire». E chi sarebbe il «gancio»? Proprio Maran. L’assessore comunale, in un’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera, ammette: «Le pressioni su di me ci sono state, ma abbiamo respinto ogni tentativo». Di fatto, il giovane titolare ai Trasporti conferma le accuse dei pm monzesi. Gli imprenditori di Sesto che fin lì avrebbero trovato una sponda in Penati, si sarebbero mossi per cercare un contatto utile anche nel Comune di Milano, avvicinandolo. In ballo, infatti, c’erano milioni di euro. Circa 14. Quelli che Di Caterina pretendeva da Atm, per la distribuzione degli utili del Sitam, il Sistema integrato tariffario dell’area milanese, e che non gli sarebbero state corrisposte in ragione del «peso politico» dell’Azienda di trasporti milanese. Ma le carte di Atm sembrano raccontare un’altra storia.L’azienda di trasporti partecipata dal Comune, infatti, ha denunciato Di Caterina alla Procura di Monza in due occasioni (giugno 2010 e ottobre dello stesso anno). Le ricostruzioni fatte dall’imprenditore, secondo Atm, sarebbero diffamatorie. Una lunga battaglia legale non ancora conclusa.

Perché se è vero che il giudice ha rigettato i ricorsi della Caronte contro le gare indette dal Comune di Segrate e da Poste Italiane (entrambe vinte da Atm), e nel procedimento civile sulla gara indetta da Palazzo Marino per la linea 712 (trasporto opubblico Cinisello-Sesto) è stato respinto il ricorso della società di Di Caterina, restano invece aperti i contenziosi proprio sulla questione dei proventi Sitam. Soldi che gli imprenditori vicini a Penati avrebbero provato a recuperare avvicinando il giovane Maran.

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