Roma

Ora i «nasoni» dissetano anche online

Il polietilene tereftalato ha le ore contate. Notizia non trascurabile per chi sa di cosa si tratta. E chi si preoccupa dell’inquinamento ambientale lo sa bene. Loro, gli ecologisti, lo chiamano più semplicemente Pet. Trattasi di una resina termoplastica - facente parte della famiglia dei poliesteri - composta da ftalati e adatta al contatto alimentare, che può esistere sia in forma amorfa (trasparente) che semi-cristallina (bianca e opaca). Detto banalmente, è delle bottiglie di plastica che stiamo parlando: e più precisamente di quelle con dentro l’acqua. Sono loro, infatti, ad avere le ore contate. Già, perché mentre a Bundanoon, Australia, il consiglio comunale ha recentemente deciso (per motivi legati, appunto, all’inquinamento) di vietare l’acqua imbottigliata nei contenitori di plastica, divieto accompagnato dalla costruzione di fontane e fontanelle lungo la strada principale del paesino, qui da noi non siamo da meno. In arrivo la «watermap», ovvero una mappa dei nasoni, le mitiche fontanelle de noantri, che in questi giorni di calura opprimente costituiscono una risorsa inestimabile, con quel milione e mezzo di metri cubi di acqua potabile che erogano gratuitamente ogni giorno.
L’iniziativa, patrocinata dai Municipi XIII e XV, dalla presidenza del Consiglio della Regione Lazio nonché dalla Provincia, è firmata Energie Healthness Concept, società romana il cui scopo è quello di migliorare lo stile di vita delle persone. E in pratica consiste in una cartina unica nel suo genere in cui è riportata l’ubicazione esatta dei duemilacinquecento nasoni romani, di cui 220 si trovano entro le mura. L’obbiettivo? Facile: quello di favorire lo sfruttamento di tanto ben di dio e, conseguentemente, di ridurre l’inquinamento ambientale prodotto dal polietilene tereftalato, come dicevamo. Lasciamo stare poi che c’è tutta una frangia di «eco-pensanti» che sui nasoni ha da sempre avuto a che ridire, e concentriamoci semmai su quegli 82 grammi di anidride carbonica emessi per produrre un contenitore da 1,5 litri in Pet, oppure sul fatto che ormai da anni l’Italia è una dei maggiori consumatori di acqua in bottiglia. Di plastica, chiaro. E se anche ciò non dovesse bastare allora accantoniamo per un istante le problematiche di carattere ambientale e pensiamo tout court a quanta fatica risparmiata grazie a questa «watermap». Invece di passeggiare a caso per vicoli e vicoletti, finché uno il nasone non se le vede spuntare davanti, da adesso in poi cittadini e turisti potranno andare a colpo sicuro. A questo proposito nel blog presente su www.watermap.it abbondano i commenti positivi degli utenti. Tipo: «Spesso quando mi trovo in centro e provo a cercare i nasoni non li trovo mai, grazie».
La mappa dei nasoni è disponibile on line in formato pdf sul sito citato in precedenza. Stampata su carta ecologica, sarà distribuita anche negli aeroporti, nelle stazioni, negli alberghi e nei siti turistici. Tradotta in varie lingue, presto pure su Google Maps e, grazie a un’applicazione apposita, perfino sull’iPhone, conterrà informazioni utili per muoversi in città tra attrazioni e musei, e non solo per districarsi in quel labirinto di fontanelle che contraddistingue la Capitale. Roma, poi, è solo il punto di partenza. Sul blog di www.watermap.it a ribadirlo ci pensa uno dei responsabili del progetto, Andrea Aronica: «Ci espanderemo ovunque vi sia richiesta». Il resto è una sfilza di applausi. Vedi Troy, direttamente da New York, che sempre sul blog scrive: «Bello vedere una città che si prende tanto cura dell’ambiente». Oppure un altro, italiano, che pensa più che altro al portafogli: «Evviva i nasoni, sono una salvezza.

Da ora in poi farò lo sciopero del rubinetto».

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