Per Gianfranco Fini e per suo «cognato » Giancarlo Tulliani l’ affaire monegasco potrebbe chiudersi, dal punto di vista giudiziario, meno velocemente di quanto inizialmente previsto. E, soprattutto, al momento non è escluso che i due congiunti possano essere ascoltati dai magistrati.
L’archiviazione del fascicolo processuale per l’ipotesi di truffa aggravata aperto contro ignoti dalla Procura di Roma che sta indagando sulla vendita dell’appartamento di boulevard Princesse Charlotte è tutt’altro che scontata. In primo luogo, perché nella Capitale non sono ancora giunti i documenti richiesti attraverso una rogatoria internazionale alle autorità del Principato di Monaco. La procedura, avviata lo scorso 4 agosto, non si è ancora conclusa. Montecarlo avrebbe già dovuto inviare tutta la documentazione riguardante i passaggi di proprietà dell’immobile ereditato da An, compresa quella relativa all’eventuale esistenza di perizie sul valore dell’immobile prima e dopo i lavori di ristrutturazione. Ma, al momento, il procuratore Giovanni Ferrara e l’aggiunto Pierfilippo Laviani non hanno ottenuto ancora nulla. Secondo le indiscrezioni trapelate da Piazzale Clodio, gli incartamenti richiesti potrebbero giungere oggi stesso. In ogni caso, Ferrara contatterà gli omologhi monegaschi per accelerare la tempistica.
Al momento, però, è difficile ipotizzare che la Procura possa trascurare elementi di novità come il contratto di locazione, pubblicato dal Giornale , con il quale l’immobile è stato affittato a Giancarlo Tulliani nel 2009 e che sembra essere stato siglato dalla stessa persona sia come locatore che come locatario. Dunque è probabile che, una volta esaminati tutti i documenti, Ferrara e Laviani possano decidere di ascoltare come testimone Giancarlo Tulliani, l’unica persona in grado di fugare i dubbi sulla «coincidenza» tra Timara Ltd e il fratello della compagna del presidente della Camera. Non va trascurato, infine, un elemento emerso dalle recenti attività investigative della Procura capitolina. L’ex tesoriere di An, il senatore Franco Pontone, ha negato che siano giunte negli anni scorsi al partito offerte per l’appartamento di Palais Milton di importo superiore a quello pagato da Printemps Ltd (300mila euro), società offshore che sarebbe sata suggerita all’allora presidente di An Fini dallo stesso Tulliani.
La circostanza è stata smentita dalle dichiarazioni del senatore Antonino Caruso che ha confermato ai magistrati di aver inoltrato a Pontone un’offerta (in un’intervista al Giornale aveva parlato di una cifra prossima al milione di euro). Tali discrepanze potrebbero indurre i magistrati ad ascoltare il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che in quanto presidente di Alleanza Nazionale era oggettivamente responsabile degli eventi. Trattandosi di una possibilità non si può ancora stabilire se il leguleio numero uno di Montecitorio preferirà farsi ascoltare nel suo studio oppure recarsi personalmente in Procura. Fini potrebbe così dare un esempio personale di quel «rispetto per la magistratura» più volte invocato.
Le carte monegasche sono importanti anche per un altro aspetto: le imputazioni.
Finora la Procura di Roma ha proceduto contro ignoti, ma la stessa responsabilitàoggettiva degli amministratori di An potrebbe determinare l’individuazione di uno o più indiziati.Senza contare che l’accertamento di una condotta illecita potrebbe determinare altre querele da parte degli ex aennini per appropriazione indebita e infedeltà patrimoniale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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