Ora i tedeschi scoprono il fattore C

nostro inviato a Francoforte
C’è stato un momento in cui i giocatori tedeschi hanno cominciato a odiare Jennifer Lopez perché ogni volta che, alle orecchie, rimbombava la voce di una specie di sergentone americano, Jennifer diventava un incubo. «Abbiate cura del vostro Jennifer Lopez», urlava quello e loro a sbuffare, correre, piegamenti, ginnastica, corsa con i piedi fasciati come fossero prigionieri, pallone elastico. Marines alla tedesca. «Il vostro Jennifer Lopez» è quella parte che lei mostra come una bellezza e che ai giocatori deve pesare poco. Il sergentone ha avuto ragione. I giocatori tedeschi hanno una splendida condizione fisica e corrono leggeri, rapidi e agili.
Klinsmann ha chiamato il suo amico Mark Verstegen, uno che veste alla marines, 36 anni, e gli ha chiesto una mano. L’aveva conosciuto in California. Verstegen, negli States, ha sviluppato una metodologia impiegata negli sport più diversi: baseball, basket, golf, hockey e appunto soccer. Ha lavorato con la nazionale femminile americana di calcio, a qualcuna delle sue stelle ha addirittura cambiato la vita. A tutti promette le stesse cose: migliorare il potenziale atletico, prevenire le lesioni e allungare la carriera. Forse non si diventa più belli, certo più atleti. Klinsmann ha sfidato tutti gli scettici di Germania. «Non c’è nessuno a casa nostra che sa fare le stesse cose?», scrivevano un po’ irridenti i giornali. Klinsi non ci ha badato. Anzi ha rafforzato il concetto avvalendosi di altri due preparatori made in Usa, Shad Forsythe e Craig Friedmann a cui si è aggiunto uno psicologo: Hans Dieter Hermann. «Oggi occorre individualizzare il lavoro: è il futuro dello sport ad alto livello. Trovare il giusto metodo per ognuno», ha spiegato il ct.
Un anno fa il guru americano ha preparato tabelle personalizzate per ciascuno dei 40 giocatori addocchiati in vista dei mondiali. Verstegen la chiama la tabella del «giorno perfetto»: comportamenti fisici, nutrizione, riposo. Piccole cose nella vita di tutti i giorni a cui si sono aggiunti test di velocità, accelerazione, potenza, biomeccanicca, reattività, tendenza agli infortuni. «Ogni volta come fosse il tagliando di una vettura», ha spiegato ai giocatori che, dopo qualche mugugno, hanno cominciato a intravedere la bontà del metodo. Migliorete le prestazioni del 10-15 per cento, ha garantito l’americano, quanto Klinsmann pretendeva. E se qualcuno non dava segnali di miglioramento deciso, veniva spedito negli Stati Uniti. Per esempio Asamoah ha passato in California tutta la sosta invernale del campionato. Al suo ritorno, miglioramenti evidenti.

Il metodo è scientifico: Verstegen usa le parole per convincere («Ho copiato mio padre insegnante») e l’ossessione di Jennifer Lopez per vincere. E magari sentirsi dire da Klose: «Non ho mai corso così forte». Bontà sua.

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