da Milano
Massimo Coccia è il professore di diritto internazionale che ha riscritto il codice di giustizia sportiva durante il commissariamento della federcalcio, gestito da Luca Pancalli. Coccia era il vicecommissario ed ha introdotto la norma che permette di punire una zona dello stadio e non lintero stadio.
Professore, è arrivato il momento di sfruttare le novità del nuovo codice: come vi è venuta lidea di questa pena «a zona»?
«Labbiamo copiata dalle regole applicate dallUefa in alcune partite europee: in Francia o nel nord Europa. È stato un modo per regalare maggior flessibilità alle norme, sennò si passava dal niente alle porte chiuse. Questa è una via intermedia».
Norma più di forma che di sostanza?
«Certo, chi vorrà potrà andare ugualmente allo stadio. Pagandosi il biglietto per un altro settore. Però questa sentenza dà un segnale forte. Centra la responsabilità oggettiva della società, ma pone i tifosi di fronte ai propri errori».
Uningiustizia per chi non centra e perde i danari dellabbonamento...
«Magari servirà a sviluppare la coscienza. È già successo, in qualche stadio, che i tifosi abbiano isolato i personaggi negativi».
Gli altri si compreranno il biglietto e andranno in diversa zona dello stadio...
«Vero, però la curva è vista come un luogo fisico da controllare. Cè molto senso dellappartenenza, una specie di appropriazione territoriale. A certi tifosi pesa doversene allontanare».
Ma se pagano il biglietto, entrano lo stesso nello stadio...
«Chi sta in curva può andare anche altrove, ma da singolo. Comunque senza far gruppo, sparpagliati. È una sberla psicologica».
La società è multata, perde una piccola parte di incasso. Meglio così che le porte chiuse. Esiste un sistema per salvaguardare le società?
«Per assurdo, sì. Basta guardare foto e filmati. Si vede bene chi teneva o stendeva gli striscioni.
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