Ora l’Italia non può sbagliare Subito misure per la crescita

Mario Draghi ha aperto la porta a un aumento del compito della Bce di contrastare la crisi del debito dell’euro zona, con propri acquisti, ma solo a condizione che gli stati in difficoltà assicurino il pareggio del bilancio e la sostenibilità futura del debito, con politiche di crescita. Ciò rende questi interventi coerenti con l’obbiettivo di stabilità monetaria della Bce.
Draghi ha ragione di assicurare l’intervento della Bce solo alla condizione che esso non serva per la finanza allegra. Anche se questo sembra un po’ il gioco del cerino acceso, ha però ragione quando rileva che i nuovi governi sino ad ora non hanno adempiuto alle condizioni di cui sopra. Non ha menzionato il nuovo governo Monti, ma il riferimento è evidente. Monti deve concentrarsi sui compiti di cui alla lettera di Trichet e Draghi che aveva il binomio rigore e sviluppo. Dovrebbe ricordarsi che l’equità si attua tramite lo sviluppo e la finanza sana e che i soldi per far troppe cose non ci sono. In ottobre, secondo l’Istat, la disoccupazione ha ripreso a mordere, aumentando di 0,2% sul settembre passando dallo 8,3 allo 8,5%. Anche anno su anno essa aumenta, di analoga percentuale. L’occupazione, è apparentemente stabile, rispetto a settembre, ma mentre scende l’occupazione maschile, aumenta la femminile, in cui è più frequente il lavoro a tempo parziale e nei servizi. Se ne desume che vi è un calo di occupazione nelle industrie. I prezzi al consumo a novembre registrano una flessione dello 0,1 rispetto a ottobre. Il rallentamento dell’inflazione fa piacere quando non va insieme con un aumento di disoccupazione, che segnala tendenze depressive nell’economia.
Secondo l’Ocse nel 2012 dovremmo avere una diminuzione del Pil dello 0,5% anziché l’aumento dello 0,6%, sin qui previsto. I media, che all’epoca di Berlusconi premier erano sempre pronti a mettere in evidenza i dati negativi sembrano sottovalutare la situazione. Dovrebbe essere evidente che se si mettono imposte depressive per rimediare a una possibile recessione dello 0,5 della nostra economia nel 2012 c’è il fondato rischio che questa si verifichi. Il Commissario europeo Rhen e la Banca d’Italia sostengono che bisogna spostare le imposte sugli immobili, riducendo quelle sui costi del lavoro e sui profitti, per avere più crescita. Ma ciò funziona se si vanno ad aggiornare gli accertamenti e a far pagare quelli che pagano su valori irreali e non su quelli effettivi, compresi tutti gli ampliamenti e mutamenti di destinazione. Inoltre l’imposta va messa sul reddito, a tassazione dei patrimoni immobiliari tende a deprimere i valori degli immobili e quindi genera effetti negativi sul credito. La linea del governo tenuto conto del rischio di recessione, dovrebbe consistere nel privilegiare il contenimento delle spese rispetto all’aumento delle imposte.
Nella risposta del precedente governo alla lettera della Bce e della Commissione europea era insoddisfacente il punto cruciale sulla riforma delle pensioni, a causa del veto della Lega. Questa riforma (che il Pdl sostiene) oltreché avere effetti strutturali, può dare benefici alla nostra finanza pubblica per una decina di miliardi nel biennio, metà della manovra aggiuntiva per il pareggio. Inoltre occorre tagliare gli esoneri che creano buchi nella materia imponibile e che costringono ad accrescere le aliquote per avere più gettito aumentando gli effetti distorsi e depressivi delle imposte. Ciò sul lato della politica di rigore coerente con la crescita.
È anche necessario finanziare con alienazioni patrimoniali una serie di interventi per la crescita, con operatività certa ed immediata. Si tratta del pacchetto di rilancio delle infrastrutture ed opere pubbliche, del piano per la banda larga, di quello della case e delle energie rinnovabili, bloccati, dai no di Tremonti per le coperture e dalla sopravvenuta crisi di governo. Altre misure per la crescita da farsi sono le privatizzazioni delle ex municipalizzate a cui si sono opposti gli enti locali, col pretesto del referendum sull’acqua. Delle misure pro crescita fanno anche parte le contrattazioni aziendali, ispirate a flessibilità, a cui si collega l’attuazione dell’articolo 8 del decreto del governo Berlusconi, che riguarda anche il licenziamento per riduzione di personale, per assicurare la continuità aziendale.

Se il governo non farà le misure pro-crescita e farà una politica di pure tasse si accresceranno di molto le probabilità che si avveri la brutta previsione dell’Ocse per il 2012 e la Bce farà molta più fatica ad intervenire a sostegno del nostro debito.

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