
«Qualcuno per caso li ha visti arrivare?» è lo sfottò sui social pubblicato dal deputato milanese della Lega Igor Iezzi a pochi minuti dalla chiusura dei Referendum, quando iniziano a circolare i dati dell'affluenza flop. Commento collegato alla foto (ancora) sorridente del segretario della Cgil Maurizio Landini conla leader del Pd Elly Schlein e del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. «Ora speriamo che tutti, alleati inclusi, capiscano che la cittadinanza non si tocca, semmai andrebbero introdotti ulteriori paletti. Per la sinistra un flop clamoroso» aggiunge Iezzi, e il messaggio è rivolto anche a Forza Italia che nei mesi scorsi ha proposto lo Ius Scholae, la cittadinanza per i bambini e ragazzi di origine straniera che concludono un cicco di studi dell'obbligo in Italia.
Il risultato del referendum aè inequivocabile - commenta la presidente della Consulta di Forza Italia Letizia Moratti, ex sindaco -: non è stato raggiunto il quorum e tra i votanti si registra una percentuale significativa di No in particolare sul tema delicato della cittadinanza. Un doppio segnale chiaro, che va rispettato e interpretato con serietà. Il mancato quorum non rappresenta disinteresse ma una scelta legittima e consapevole da parte di milioni di cittadini, che hanno ritenuto troppo semplicistico risolvere con un quesito tematiche complesse». Un «fallimento politico evidente per i promotori, non sono riusciti né a mobilitare l'opinione pubblica, né a proporre soluzioni condivisibili. Il loro approccio ideologico e tecnicistico è stato respinto con maturità e decisione da due terzi degli elettori, vanificando anche l'attacco politico al governo e l'evidente strumentalizzazione». Un risultato «netto e chiaro», ribadisce anche il deputato di Fratelli d'Italia ed ex vicesindaco Riccardo De Corato, ed «è un rafforzamento sempre più forte del governo Meloni». Sulla cittadinanza più facile «Sala e compagni ci hanno sperato molto, invitando a votare, ma sono stati anche loro bocciati come Schlein, Landini e M5S».
A Milano il sindaco Beppe Sala aveva chiuso la campagna per il «Sì» al quinto quesito, quello che puntava a dimezzare (da 10 a 5) gli anni di residenza in Italia necessari per avanzare la richiesta di cittadinanza. «Togliamoci dalla testa che sia un regalo che facciamo agli stranieri, è una cosa giusta che facciamo per il nostro bene» aveva affermato. Per il capogruppo della Lega in Regione Alessandro Corbetta «i cittadini italiani e lombardi ci dicono di andare dalla parte opposta: il requisito non va abbassato. Anzi, probabilmente andrebbe alzato portandolo a 15 o 20 anni, e servono regole chiare e rigide».
Prova a girare la frittata il segretario milanese della Cgil Luca Stanzione. «É evidente che non abbiamo raggiunto l'obiettivo - premette -. Ma i dati della televisione pubblica evidenziano che se ne è parlato abbastanza, e c'è statala volontà della destra di politicizzare il voto». Il segretario generale di Unione Artigiani Marco Accornero sostiene piuttosto che il referendum è stato un flop perchè «il tema della precarietà non è centrale. Nel nostro settore in particolare, in una buona parte del paese, c'è una grande fame di lavoratori e sono spesso le aziende a dover offrire garanzie di stabilità e qualità nei rapporti di lavoro. Questi aspetti trovano la loro composizione nella sede naturale della contrattazione, anche se restano obiettivamente centrali i temi dei costi della vita, specie nelle grandi città». Per l'assessore milanese ai Servizi civici Gaia Romani «andrebbe abbassato il quorum, in questo caso era evidente che così alto non avrebbe fatto altro che frustrare la partecipazione».
Il governatore Attilio Fontana invece è tranchant: «Referendum strumentali, costati milioni di euro e nati con un solo obiettivo: attaccare il governo di centrodestra. Il risultato? Una bocciatura netta da parte del 70% degli italiani. Ancora più significativo il dato che sta emergendo sulla cittadinanza facile con una risposta chiara e netta.
Mentre l'Istat certifica la disoccupazione ai minimi storici, la sinistra ha passato mesi a dipingere un'Italia allo sbando, proponendo come soluzione la cittadinanza facile. Il cosiddetto campo largo della sinistra si ferma davanti alla realtà. Noi andiamo avanti con serietà, a partire dalla Lombardia». Per l'eurodeputato Pd Giorgio Gori «un autogol prevedibile, andava evitato».