Ora al Niguarda la chirurgia è senza cicatrici

In sala operatoria, come in un reality. L’altra mattina sullo schermo dell’aula magna dell’ospedale Niguarda Ca’ Granda scorrevano le immagini del professor Raffaele Pugliese impegnato a operare, in diretta; dall'altra parte duecento chirurghi seduti in platea, ma con gli occhi fissi sulle mani del medico. «Questa è la prima operazione realizzata in diretta con questa tecnologia», spiega Pugliese, stanco, ma soddisfatto per la sua performance.
La novità non sta tanto nella diretta, quanto piuttosto nella tecnica esposta durante il workshop internazionale ospitato nell’ospedale milanese. Al centro dei lavori uno slogan: chirurgia senza cicatrici. Nel caso concreto, Pugliese ha mostrato ai congressisti come sia possibile eseguire questo tipo di intervento su una paziente affetta da calcoli alla colecisti. «Al posto di quattro buchi che normalmente si fanno in questi casi - continua Pugliese - ne ho eseguito solo uno, di soli 0,5 millimetri. La nuova frontiera, infatti, consiste nell'utilizzo di una chirurgia mini-invasiva compiuta attraverso gli orifizi naturali». Una tecnica che per ora in Italia viene praticata solo al Niguarda e in altri pochi centri d’Europa.
Pugliese, che dal 1998 dirige il dipartimento di chirurgia generale, ha imparato questa pratica a Strasburgo, dal professor Jacques Marescaux. E proprio con il centro presieduto da quest’ultimo, l’Ircad, la Regione Lombardia ha dato avvio ad una partnership per istituire presso l’ospedale meneghino un centro di specializzazione per fare formazione. «L’unico modo per imparare è fare training, ma in Italia non è facile trovare luoghi dove potersi specializzare».
Da questa esigenza è nata l’idea di istituire un centro di formazione per la chirurgia non invasiva: «Una scuola rivolta agli specializzandi, ma anche ai medici», chiarisce l’assessore alla Sanità Luciano Bresciani.

Su una spesa complessiva di più di cinque milioni, l’impegno della Regione è pari a due milioni e 300mila euro. «Nel 2007 abbiamo già versato 80mila euro, e ora continueremo secondo tappe già stabilite». L’obiettivo? «Formare tanti chirurghi e, grazie alla loro collaborazione, sviluppare tecnologie sempre più innovative».

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