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Ora il Pd ha cambiato idea: non vuole più le unioni civili E' scoppiato il caso Gubbio

A Gubbio passa una mozione del Pdl: il registro delle unioni civili abolito grazie al voto del Pd. Le associzioni gay chiedono l'intervento di Bersani

Ora il Pd ha cambiato idea: non vuole più le unioni civili E' scoppiato il caso Gubbio

La retromarcia parte dagli enti locali. Il mal di pancia dell'ala cattolica inizia a farsi sentire. E si riversa sull'apertura del registro delle unioni civili. A far scoppiare il caso è stato il Consiglio comunale di Gubbio che ieri sera ha abolito il registro istituito nel 2002: il sindaco democratico Diego Guerrini e alcuni consiglieri piddì hanno votato a favore della mozione presentata dal consigliere del Pdl Luigi Ghirlanda. L'inversione di tendenza sugli inutili e illegittimi registri ha fatto letteralmente infuriare le associazioni gay, le frange più integrali di via del Nazareno e la sinistra radicale che ha chiesto a Pierluigi di intervenire.

A dare l'impulso inziale fu il movimento LGBT che, al fine di arrivare all'approvazione di una legge nazionale sulle unioni civili, ha chiesto ai Comuni di istituire registri anagrafici con un valore prettamente simbolico. Una sorta di escamotage per riuscire a contare le coppie, omosessuali o meno, e portare la richiesta anche in parlamento. All'atto simbolico, tuttavia, il singolo Comune avrebbe anche potuto aggiungere diritti reali come l'accesso agli alloggi popolari. Lo stesso Franco Grillini, responsabile diritti civili dell’Idv, non nasconde che il registro ha "il valore simbolico di spingere affinché si approvi in parlamento una legge".

Il primo comune a dotarsi del registro, con una delibera del 21 ottobre 1993, fu Empoli. Da allora la discussione, tutta interna al centrosinistra, è arrivata anche nella Capitale. Negli ultimi mesi l'inversione di rotta. Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, trova inconcepibile che "un sindaco espressione di un partito che in tutte le amministrazioni pubbliche promuove strumenti di conoscenza e di sostegno nei confronti delle nuove formazioni sociali, tra cui le convivenze etero e omosessuali", abbia potuto appoggiare un'azione che "assume la valenza di un gesto che non può essere sottovalutato in sede nazionale". Sono in molti a chiedere a Bersani una presa di posizione netta. L'Arcigay accusa apertamente i vertici del Partito democratico di essere "in ostaggio della componente cattolica più retriva". Paola Concia chiama in causa anche Rosy Bindi affinché condanni il sindaco di Gubbio.

Gubbio non è affatto un caso isolato. Da sempre il dibattito sulle unioni civili rischia di dividere il centrosinistra. Anche a Milano si preannuncia una battaglia molto dura. Ancora prima di vincere le elezioni, Giuliano Pisapia aveva promesso alla comunità omosessuale che avrebbe istituito il tanto agognato registro. Ma, quando da Fabio Fazio ha annunciato che lo avrebbe aperto entro la fine del 2012, ha suscitato non pochi malumori interni alla coalizione. Quella di Pisapia è, infatti, una mossa politica: aprire il registro quando Milano ospita il papa in occasione della Giornata mondiale delle famiglie, è uno strappo che la componente cattolica del Pd fatica a digerire. "Dobbiamo rispetto alla Chiesa e alla cultura cattolica - spiegava nei giorni scorsi il capogruppo del Pd a Palazzo Marino Carmela Rozza - sono d'accordo con il registro delle coppie di fatto ma in questo momento la Giunta deve impegnarsi nella realizzazione dell'Assemblea mondiale delle famiglie".

Insomma, il dibattito si preannuncia teso e lungo.

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