Ora il Pd vuole fermare l'inchiesta sulla mafia

A Paderno Dugnano i democratici votano contro la proroga della commissione consiliare anti ’ndrangheta. Ma gli va male. Una riunione dei boss si era tenuta un un circolo diretto da un ex consigliere comunale

Ora il Pd vuole fermare l'inchiesta sulla mafia

Luca Rocca
Gian Marco Chiocci

Un voto per fermare l’inchiesta sulla ’ndrangheta. Un voto, quello del Partito democratico del comune di Paderno Dugnano, a due passi da Milano, per dire «no» alla proroga per la Commissione consiliare speciale di controllo, che cerca di far luce sui presunti legami fra la criminalità organizzata calabrese e le istituzioni locali. Un «no», quello del Pd, che è uno schiaffo anche al suo nuovo idolo, Roberto Saviano, che nella puntata di Vieni via con me dedicata alla criminalità e alla Lega ha parlato del circolo «Falcone-Borsellino» di Paderno senza specificare che era diretto dall’ex consigliere comunale del Pd, Arturo Baldassarre, dove i boss locali si riunirono per approvare la nomina dei loro capi. Un «no» inutile perché la proroga per la commissione è passata grazie ai voti del Pdl e del’Idv che con Maurizio Cerioni guida l’organo antimafia.
La storia della locale commissione antimafia voluta dal sindaco Pdl di Paderno, Marco Alparone, ha inizio subito dopo il 13 luglio 2010, quando le sezioni della Dda di Milano e Reggio Calabria, con l’operazione «Infinito», assestano il più duro colpo che la ’ndrangheta calabrese ramificata al Nord abbia mai subìto, con l’arresto di 300 persone. Da quel momento l’attenzione si sposta su Paderno Dugnano, non solo sul consigliere comunale del Pd che guidava il circolo Falcone-Borsellino (ora chiuso per volontà dell’attuale sindaco), non solo sull’ex sindaco, sempre Pd, Gianfranco Massetti, il cui nome, insieme a quello di Baldassarre, spunta nell’ordinanza del gip, ma soprattutto sui «contatti» fra questi e il capobastone di Bollate Vincenzo Mandalari, sfuggito alla cattura il 13 luglio 2010 e poi finito in manette nel gennaio scorso. A pagina 176 dell’ordinanza, infatti, si legge: «Arturo Baldassarre ha messo a disposizione del sodalizio criminoso il centro per anziani “Falcone-Borsellino” dove il 31 ottobre 2009 si è svolto il fondamentale summit di ’ndrangheta durante il quale è stato nominato Pasquale Zappia quale responsabile generale della Lombardia (...). Baldassare può essere considerato un esempio paradigmatico della capacità del sodalizio di infiltrarsi nell’ambito istituzionale».

A pagina 210 il giudice tratteggia l’abilità del boss Mandalari nel rapportarsi al mondo politico, sociale ed economico dei territori che controlla o tenta di controllare, ed è in quest’ambito che spunta il nome dell’ex sindaco del Pd Massetti. Si legge infatti nell’ordinanza: «Questa sua predisposizione (di Mandalari, ndr) di accrescere tali rapporti ha permesso di delineare due tipi di reazioni da parte di tutti coloro che sono entrati in contatto con Mandalari: la prima, come accaduto ad esempio per il sindaco pro tempore di Bollate, è quella dell’allontanamento e dell’immediata comunicazione alle forze di polizia di ogni forma di interessamento o intrusione manifestata da Mandalari; la seconda, come ad esempio per il caso (...) del sindaco pro tempore di Paderno Dugnano, Massetti Gianfranco, è quella di prestarsi assicurando la massima disponibilità».

La «libertà di movimento» che il boss ha sul territorio di Paderno, viene sottolineata dal gip quando scrive che Mandalari «in quel comune lavora senza problemi» per i «buoni rapporti che ha instaurato col sindaco Massetti». Ed è sempre nell’ordinanza che si legge di come il Mandalari, intercettato, si vanti di «aver eseguito durante l’anno lavori per quel Comune per un importo pari a 350mila euro e che adesso ne ha tra le mani uno per un valore di 500mila e che il sindaco Massetti appena ha saputo della possibilità di concedere tali lavori alla Imes si è espresso in questo modo: “Chi meglio di lui, oltretutto lo conosco anche”». I magistrati, nero su bianco, parlano anche di una tangente usata come veicolo per far avere al boss un grosso appalto per dei lavori di urbanizzazione. Va detto che né Baldassarre, ex presidente del circolo Falcone-Borsellino, né Massetti, sono mai stati indagati.

Il sindaco di Paderno Dugnano, Marco Alparone, al Giornale spiega: «Dopo l’operazione “Infinito”, in consiglio comunale abbiamo votato, all’unanimità, per la creazione della commissione speciale di controllo che si doveva occupare di due punti: quello relativo al circolo e quello sugli appalti del mio Comune finiti nella mani di Mandalari. Sul primo punto la Commissione si è già pronunciata, dicendo, all’unanimità, che la conduzione di quel centro era stata irregolare, ragion per cui io ho chiuso il centro. Il secondo punto è ancora in esame, ed è su questo che è stata chiesta la proroga, su cui il Pd ha votato contro. Non è un bel gesto». Umberto Zilioli, consigliere del Pd, spiega così il no del suo partito: «Noi dobbiamo controllare l’operato del Comune, non fare un’inchiesta per la quale è già impegnata la magistratura».

Intanto il primo cittadino di Paderno annuncia anche che a breve verrà depositato un esposto per ottenere un approfondimento dell’ordinanza «Infinito»: «Ma la presenteremo alla procura di Monza perché per Milano la partita è chiusa».

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