nostro inviato a Tirana
Prima l'apertura, poi la provocazione e infine una decisa chiusura. Con un intermezzo di qualche ora in attesa che Giulio Tremonti faccia chiarezza da Bruxelles perché, la butta lì Silvio Berlusconi, «una volta tanto dovete lasciarmi divertire...». Così, la visita a Tirana - dove il premier incontra il primo ministro Sali Berisha e sottoscrive intese commerciali per oltre due miliardi di euro - diventa una giornata quasi interamente dedicata al caso Sky, con il rincorrersi di interpretazioni e previsioni sulle parole del Cavaliere. Che in conferenza stampa si dice disponibile a fare un passo indietro sul provvedimento che porta l'Iva dal 10 al 20% («se insistono torniamo a dimezzarla del 50%»), ma poi condisce l'imprevista apertura con un deciso affondo al Pd («considero la reazione della sinistra vergognosa»), un sibillino riferimento alla normativa europea («Tremonti chiarirà le ragioni del suo agire») e una alquanto enigmatica previsione («vedrete che ancora una volta la sinistra perderà completamente la faccia di fronte agli italiani»). Il tutto con un accenno al conflitto d'interessi («hanno tirato in ballo addirittura questo») che solo a sera riprenderà in tono piuttosto polemico. Con un messaggio chiaro: «È stato abolito un privilegio. Ma se vogliono tornare indietro è chiaro che siccome io sono quello del conflitto di interessi faccio festa perché tutte le televisioni private e quindi anche Mediaset avranno una riduzione dell'Iva pari a quella che ha avuto indebitamente Sky in tutti questi anni».
Il Cavaliere, insomma, ribalta l'argomento del conflitto d'interesse perché - è il succo del suo ragionamento - la revisione delle aliquote agevolate dell'Ue prevede che ci sia omogeneità all'interno di uno stesso ambito. E se dunque Sky dovesse continuare a beneficiare del regime al 10% questo dovrebbe valere per tutti, Mediaset compresa. La provocazione è chiara, come pure il messaggio al Pd: ora come la mettete?
Ed è proprio nei confronti dell'opposizione che il Cavaliere usa le parole più dure. «C'è un'Iva al 20% per tutti - attacca prima del pranzo con il presidente albanese Bamir Topi - e Sky aveva il 10%. Se la sinistra chiede di tornare indietro, difendendo, pur di andarci contro, i ricchi e i consumi non necessari, non ho nulla in contrario». E ancora: «C'è stato un atto vergognoso da parte della sinistra che ancora una volta ha tirato in ballo il conflitto di interessi. Si vergogneranno fino alla fine, vedrete!». Poi il messaggio sibillino: «Io di questa cosa non sapevo nulla, niente. Ma la decisione di Tremonti ha ragioni precise e sono curioso di sapere che farà la sinistra quando il ministro avrà chiarito le cause del suo agire». Una frase che lascia intendere come quella del Cavaliere non sia affatto «l'apertura totale» di cui aveva parlato qualche minuto prima. «Lasciatemi divertire», appunto.
E passata qualche ora e arrivate da Bruxelles le spiegazioni di Tremonti, Berlusconi torna sulla questione in maniera ancora più netta. Perché «a promettere all'Ue un adeguamento dell'Iva versata dalle tv a pagamento è stato Romano Prodi e questa è la dimostrazione che questa sinistra non ha alcun ritegno e non tiene vergogna». E ancora: «Se sono coerenti, ora vanno in Parlamento e chiedono che tutti siano uguali, con l'Iva al 10%. Ma se lo rimangeranno». Poi, pur senza mai nominarlo, un attacco a Walter Veltroni che sulla vicenda Sky è intervenuto personalmente in due occasioni: «Uno dovrebbe smettere di fare politica e andarsene a casa». Con un ultimo affondo a sera, tornato a Roma, sui quotidiani: «Non capisco perché invece di chiedersi come mai c'era un rapporto privilegiato nei confronti di Sky attaccano me, che vergogna! Politici e direttori di questi giornali, come La Stampa e il Corriere della Sera, dovrebbero andarsene a casa». Il premier cita il titolo di ieri del quotidiano torinese («Berlusconi contro Sky») e le vignette del Corriere: «Queste sono cose per cui se uno quando si guarda nello specchio vuole avere un minimo di rispetto di se stesso, deve cambiare mestiere».
Più cauto, invece, nei confronti dell'emittente che fa capo alla News Corp di Rupert Murdoch («Sky la capisco»), che lunedì ha inviato una lunga lettera al Cavaliere per spiegargli le sue ragioni. Anche se il premier pare non abbia affatto gradito lo spot mandato in onda nelle ultime 48 ore. Ai cronisti dice di non averlo visto, ma con i suoi collaboratori è stato piuttosto eloquente: «Non c'è mai stata una televisione che fa pubblicità contro un governo». Facendo peraltro passare un messaggio distorto, è stato il suo ragionamento. Perché, spiega il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani, quella su Sky «non è una tassa».
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