Economia

Ora Termini potrebbe dividersi in tre

È calato un singolare silenzio sul futuro della fabbrica Fiat di Termini Imerese, complice il braccio di ferro tra sindacati e Lingotto sulla nuova impostazione del lavoro a Pomigliano d’Arco. E, da ultimo, il velenoso commento che Sergio Marchionne ha riservato alle organizzazioni metalmeccaniche italiane («purtroppo tutto ciò è inimmaginabile da noi... »), dopo essere stato applaudito dagli operai della controllata Chrysler al lancio del nuovo Grand Cherokee (1.100 assunzioni aggiuntive negli Usa proprio da parte della casa di Auburn Hills).
Le settimane intanto passano, e il 31 dicembre 2011, giorno che segnerà l’uscita di Fiat dall’impianto siciliano, piano piano si avvicina. L’advisor Invitalia continua a lavorare e a esaminare le proposte di chi intende insediarsi nell’area alle porte di Palermo. La scrematura è a buon punto e, secondo indiscrezioni, l’orientamento che in questi giorni si sta rafforzando riguarderebbe la condivisione a tre dello stabilimento di Termini Imerese (150mila metri quadrati coperti, circa 2mila dipendenti tra diretti e società collegate a Torino).
In pratica, per garantire lo sfruttamento e la saturazione della struttura, nonché l’occupazione delle maestranze, fatti salvo gli inevitabili prepensionamenti, a insediarsi potrebbero essere Simone Cimino con il progetto «Sunny car»; Gian Marco Rossignolo, neoproprietario del marchio De Tomaso, con le linee di montaggio della sua «anti Mini»; i fornitori e distributori del colosso automobilistico cinese Faw. Intenzione dell’advisor, dunque, sarebbe «quella di far subentrare i nuovi soggetti alle attività di Fiat nel primo semestre del 2012, salvaguardando i livelli occupazionali e gli impianti esistenti attraverso una forma di divisione della fabbrica e di condivisione di alcuni servizi comuni», spiega una fonte. A questo punto i fondi che saranno messi a disposizione dalle istituzioni potrebbero essere equamente divisi.
Nei giorni scorsi sono proseguiti gli incontri tra i diretti interessati e Invitalia. Si è appreso, in proposito, che l’imprenditore Cimino starebbe dialogando con Silvio Pietro Angori, amministratore delegato di Pininfarina, per portare in Sicilia la produzione della vettura Nido Ev, il cui prototipo è stato svelato la settimana scorsa in occasione degli 80 anni dell’azienda piemontese. La struttura della Nido Ev è stata progettata per essere declinata in quattro differenti veicoli completamente elettrici o ibridi: 2 posti, 2+2, pick-up e van leggero. La produzione della Nido Ev, sempre se Cimino raggiungerà l’accordo con Pininfarina, si aggiungerà al piano di realizzare a Termini Imerese auto e moto elettriche insieme a una rete di stazioni di ricarica sfruttando l’energia solare (il gruppo italiano Faam sarebbe il partner per le batterie al litio).
A occuparsi delle quattro ruote è invece pronta l’indiana Reva che, tra l’altro, sarebbe entrata nel mirino del colosso Mahindra&Mahindra, pronto a versare 100 milioni di dollari agli attuali proprietari: due fondi Usa e la famiglia Maini di Bangalore.


Intanto, il rallentamento del mercato dell’auto in Italia e anche in Europa, nel Paesi dove non sono più in vigore gli incentivi, ha costretto il gruppo Fiat a fermare dal 21 al 30 giugno anche la fabbrica di Termini Imerese, i cui dipendenti usufruiranno della cassa integrazione.

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