Ora il Tribunale ordina di riassumere i rider. Ma Uber Eats è chiusa

«Comportamento antisindacale». L'azienda deve riprendere 4mila fattorini, però in Italia non c'è più

Ora il Tribunale ordina di riassumere i rider. Ma Uber Eats è chiusa
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«Comportamento antisindacale»: la norma prevista dal mitico articolo 28 dello Statuto dei lavoratori, da sempre utilizzata dai sindacati negli scontri con le aziende, accusate di violare i diritti dei dipendenti. Ora «il 28», come si chiama in gergo, viene impiegato a tutela dei lavoratori meno garantiti di tutti: i rider, i fattorini in bici che sfrecciano per la città consegnando cibo e altro. Uno dei colossi del settore, Uber, viene condannato a riassumere oltre quattromila rider che aveva licenziato quasi un anno fa. Motivo: l'azienda ha violato lo Statuto, lasciandoli a casa senza prima confrontarsi in nessun modo con i sindacati. Di fatto, anche se inquadrati formalmente come lavoratori autonomi, questi forzati delle due ruote per il tribunale sono dipendenti a tutti gli effetti, e come tali vanno tutelati. A venire condannata oggi è Uber, ma alle stesse regole dovranno soggiacere anche le altre aziende del settore.

La sentenza è stata emessa nei giorni scorsi dalla sezione Lavoro del tribunale milanese, presieduta dal giudice Riccardo Atanasio. Al centro della vicenda, il licenziamento in massa di circa quattromila fattorini, deciso da Uber quando a metà giugno 2023 l'azienda californiana decise la chiusura in Italia di Uber Eats, la sua filiale dedicata alle consegne a domicilio. Tutti i rider si videro apparire sulla app, da cui ricevevano fino a quel momento gli ordini, l'annuncio della cessazione immediata dell'attività. Stop, fermate i pedali.

I sindacati presentarono ricorso alla magistratura, sostenendo che a legare i rider a Uber Eats era - anche se camuffato da libera professione - un lavoro subordinato a tutti gli effetti. Il tribunale accoglie questa tesi in pieno, equipara i ciclofattorini a lavoratori dipendenti e condanna Uber per avere proceduto ai licenziamenti senza le procedure sindacali previste dalla legge e violando le direttive europee.

Da oggi, i quattromila licenziati hanno diritto a venire riassunti (tranne quelli che nel frattempo hanno accettato una buonuscita). Ma non avranno diritto agli stipendi arretrati e soprattutto non torneranno davvero al lavoro, per il semplice motivo che il loro posto di lavoro non esiste più, avendo Uber Eats cessato il servizio come altre due aziende del settore, Gorillas e Getir che si occupavano però di spesa a domicilio. Di fatto, i rider di Uber Eats verranno inquadrati come dipendenti solo per il tempo che servirà all'azienda per notificare ai sindacati di settore l'avvio della procedura di consultazione, che prevede una durata massima di trenta giorni. Potrebbe sembrare una vittoria simbolica, ma in realtà costituisce un precedente importante.

Già l'anno scorso a Torino una sentenza aveva riconosciuto ad un fattorino di Glovo lo stato di lavoratore subordinato, ma - come si vede dalle loro piattaforme - sia Glovo che Deliveroo continuano a considerare i rider lavoratori autonomi.

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