Dopo le anticipazioni del Giornale tutti scoprono che Massimiliano Costa sta scomodo nel Pd. LAnsa le riprende dopo due giorni, anche il Secolo XIX dedica, dopo tre, una pagina al sisma interno al partito. E arrivano le reazioni del mondo politico. Dopo lintervento del portavoce nazionale Andrea Orlando che zittisce il grande accusatore e le sue accuse sul «sistema mafioso» in voga nel Pd, arrivano anche le punzecchiate degli avversari. «Se il vice presidente della Regione Massimiliano Costa è convinto che nel Pd vigano sistemi mafiosi e vecchie burocrazie di partito ne tragga le conseguenze. Dia le dimissioni da vice di Burlando che di quel vecchio sistema di potere politico è un campione e prenda le distanze da una maggioranza che ha nel Pd la componente più forte attacca il consigliere del Pdl Gianni Plinio, invero solitamente più tempestivo - Diversamente farebbe, come al solito, la figura dellopportunista che antepone le ragioni di seggiola a quelle di principio».
Arriva in ritardo, leggendo il Secolo XIX (perché probabilmente nessuno dei suoi colleghi liguri gli aveva tempestivamente segnalato ledizione genovese de il Giornale di sabato scorso), anche Anna Maria Bernini, portavoce vicario del Pdl. «Ci si domanda come il sullodato vicepresidente possa, con questi presupposti, e nellesercizio di una sia pur minima coerenza politica, proseguire nel suo percorso allinterno del Partito Democratico con compagni di strada da lui stesso così garbatamente definiti mafiosi», interviene Bernini.
Che poco più tardi viene bissata anche da Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Pdl: «Penso a cosa sarebbe accaduto qualora qualcuno del Pdl avesse detto che esistono nel Pd sistemi mafiosi, ma sitratta di una dialettica democratica visto che a dirlo è Massimiliano Costa vicepresidente della Regione Liguria».
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