Ora è un uomo distrutto ma credo nel suo riscatto

SOLIDARIETÀ L’unica che ha speso parole umane nei suoi confronti è stata Claudia Mori

Il caso Morgan è drammatico e complesso e va ben all’aldilà dell’importanza mediatica che gli è stata attribuita forse perché è esploso alla vigilia del Festival di Sanremo. Sono uno degli autori della manifestazione televisiva più attesa ogni anno e, a scanso di equivoci, prima di esprimere le mie libere opinioni, mi sembra indispensabile questa breve e chiara premessa: la droga è comunque da condannare ed è sempre riprovevole che non solo Morgan, ma qualsiasi personaggio della vita pubblica possa elogiarne o addirittura esaltarne l’uso, per di più proponendosi – inevitabilmente, sia pure senza specifica intenzione – come un modello di riferimento per i giovani o persone immature.
Detto questo, ritengo che Morgan non dovrebbe essere drasticamente liquidato, emarginato e punito come un personaggio diabolico, un attentatore insidioso e pericoloso, in agguato per colpire la serenità della nostra vita sociale. Ci sono alcuni aspetti, in questa sua storia, che mi turbano profondamente e che vorrei proporre all’attenzione di chi abbia in cuore sentimenti di pietà cristiana o di laicissima volontà di comprensione.
Innanzitutto, Morgan ha smentito con fermezza i contenuti dell’intervista. E poco mi interessa se l’intervista – rilasciata tempo fa – rispetti o no, e fino a che punto, ciò che l’artista abbia detto, durante la conversazione con il giornalista. Mi interessa ciò che Morgan pensa e sostiene ora. Oggi. E ora, cioè poco dopo l’esplosione del caso, ho parlato con Morgan e l’ho sentito avvilito, disperato e sincero. Non nega di aver fatto uso di droga, ma in passato, e a scopo terapeutico, contro una gravissima forma di depressione. Sostiene di essere contrario alle droghe e mai, mi ha detto, avrebbe voluto che le sue parole potessero essere intese come una sollecitazione, oggi, a usare stupefacenti.
Mi è sembrato un uomo sincero (ripeto) e coraggioso, rinchiuso in un dolore fortissimo, e, di fatto, in un’amarissima solitudine. Un uomo bisognoso di comprensione e di aiuto. Di più: un uomo che dopo aver lottato è a pochi passi dalla riva, e invece andrà a fondo (certo, per sua primaria responsabilità) se non troverà riferimenti e sostegni.
Non mi interessa lo scoop, ogni scoop ha quasi sempre ambigue forzature; e non mi interessa neanche la smentita dello scoop: le smentite nascono spesso da ravvedimenti tardivi, da ripensamenti successivi a un momento di imprudenza o, più semplicemente, di umanissimo cedimento a uno sfogo. Mi interessa invece molto aver sentito le parole di un uomo confuso, smarrito, che sta lottando per uscire dal suo tunnel e vede solo buio e condanna intorno a sé. Un’anima in pena.
Mi rattrista anche di non aver letto – almeno fino al momento in cui scrivo – qualche parola di comprensione e solidarietà, non fosse altro che sul piano dei rapporti umani, proveniente dal mondo dello spettacolo, in cui – oltre a tutto – non sono certo rare le persone che hanno, e nascondono con ipocrisia a volte perfino ridicola, quel vizietto nient’affatto segreto. Se non sbaglio, solo una donna sensibile e intelligente come Claudia Mori gli ha trasmesso qualche parola di conforto, non convenzionale.
Morgan infine – si sa - ha avuto una vita dolorosa: l’atroce perdita del padre suicida, in circostanze particolarmente penose, lo ha spinto verso quel falso, micidiale sollievo che ogni personalità fragile si illude di trovare nelle droghe o nell’alcol.
Se Morgan mi avesse confermato le parole insensate dell’intervista, non avrei chiesto spazio per difenderlo, qui. Ma non è così. Morgan sta combattendo una battaglia terribile, dalla quale – anche questo si sa bene - quasi sempre si esce sconfitti, distrutti. Ebbene: ha, semplicemente, bisogno di una mano. Certo, severamente gliela si può negare: la responsabilità di ciò che succede è solo sua. Ma io credo e voglio dare forza alla sua smentita e alla sua determinata volontà di riscatto.

Non ho voce in capitolo, salvo scrivere e firmare questo articolo, ma negargli il Festival (che aveva conquistato con pieno merito artistico) nel momento in cui tenta di uscire dal suo tunnel, sarebbe un errore. Per me, un peso sulla mia coscienza. E comunque, essendo la vita qualcosa che va al di là di qualsiasi festival, gli tendo tutte e due le mani e lo abbraccio, fraternamente.
cesare@lamescolanza.com

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