Il caso Morgan è drammatico e complesso e va ben allaldilà dellimportanza mediatica che gli è stata attribuita forse perché è esploso alla vigilia del Festival di Sanremo. Sono uno degli autori della manifestazione televisiva più attesa ogni anno e, a scanso di equivoci, prima di esprimere le mie libere opinioni, mi sembra indispensabile questa breve e chiara premessa: la droga è comunque da condannare ed è sempre riprovevole che non solo Morgan, ma qualsiasi personaggio della vita pubblica possa elogiarne o addirittura esaltarne luso, per di più proponendosi inevitabilmente, sia pure senza specifica intenzione come un modello di riferimento per i giovani o persone immature.
Detto questo, ritengo che Morgan non dovrebbe essere drasticamente liquidato, emarginato e punito come un personaggio diabolico, un attentatore insidioso e pericoloso, in agguato per colpire la serenità della nostra vita sociale. Ci sono alcuni aspetti, in questa sua storia, che mi turbano profondamente e che vorrei proporre allattenzione di chi abbia in cuore sentimenti di pietà cristiana o di laicissima volontà di comprensione.
Innanzitutto, Morgan ha smentito con fermezza i contenuti dellintervista. E poco mi interessa se lintervista rilasciata tempo fa rispetti o no, e fino a che punto, ciò che lartista abbia detto, durante la conversazione con il giornalista. Mi interessa ciò che Morgan pensa e sostiene ora. Oggi. E ora, cioè poco dopo lesplosione del caso, ho parlato con Morgan e lho sentito avvilito, disperato e sincero. Non nega di aver fatto uso di droga, ma in passato, e a scopo terapeutico, contro una gravissima forma di depressione. Sostiene di essere contrario alle droghe e mai, mi ha detto, avrebbe voluto che le sue parole potessero essere intese come una sollecitazione, oggi, a usare stupefacenti.
Mi è sembrato un uomo sincero (ripeto) e coraggioso, rinchiuso in un dolore fortissimo, e, di fatto, in unamarissima solitudine. Un uomo bisognoso di comprensione e di aiuto. Di più: un uomo che dopo aver lottato è a pochi passi dalla riva, e invece andrà a fondo (certo, per sua primaria responsabilità) se non troverà riferimenti e sostegni.
Non mi interessa lo scoop, ogni scoop ha quasi sempre ambigue forzature; e non mi interessa neanche la smentita dello scoop: le smentite nascono spesso da ravvedimenti tardivi, da ripensamenti successivi a un momento di imprudenza o, più semplicemente, di umanissimo cedimento a uno sfogo. Mi interessa invece molto aver sentito le parole di un uomo confuso, smarrito, che sta lottando per uscire dal suo tunnel e vede solo buio e condanna intorno a sé. Unanima in pena.
Mi rattrista anche di non aver letto almeno fino al momento in cui scrivo qualche parola di comprensione e solidarietà, non fosse altro che sul piano dei rapporti umani, proveniente dal mondo dello spettacolo, in cui oltre a tutto non sono certo rare le persone che hanno, e nascondono con ipocrisia a volte perfino ridicola, quel vizietto nientaffatto segreto. Se non sbaglio, solo una donna sensibile e intelligente come Claudia Mori gli ha trasmesso qualche parola di conforto, non convenzionale.
Morgan infine si sa - ha avuto una vita dolorosa: latroce perdita del padre suicida, in circostanze particolarmente penose, lo ha spinto verso quel falso, micidiale sollievo che ogni personalità fragile si illude di trovare nelle droghe o nellalcol.
Se Morgan mi avesse confermato le parole insensate dellintervista, non avrei chiesto spazio per difenderlo, qui. Ma non è così. Morgan sta combattendo una battaglia terribile, dalla quale anche questo si sa bene - quasi sempre si esce sconfitti, distrutti. Ebbene: ha, semplicemente, bisogno di una mano. Certo, severamente gliela si può negare: la responsabilità di ciò che succede è solo sua. Ma io credo e voglio dare forza alla sua smentita e alla sua determinata volontà di riscatto.
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