«Ora la verità su mio figlio ucciso dalle Bestie di Satana»

da Milano

Una lunga scia di sangue. La chiama così Antonio Pizzi. Pizzi era il Procuratore della repubblica a Busto Arsizio nel 2004 e fu lui, dopo la morte di Mariangela Pezzotta, a scoprire le trame delle Bestie di Satana. Ora Pizzi è a Monza e lì ha ricominciato a scavare su altri delitti insoluti o suicidi assai strani. È l’inchiesta bis, quella di cui parla Mario Maccione, il medium del gruppo, nell’intervista concessa ieri al Giornale. Quante sono le vittime delle Bestie, fra il 1996 e il 2004? «Qui a Monza - risponde Pizzi - siamo ripartiti dal caso di Christian Frigerio, sparito nel nulla il 14 novembre 1996. La morte di Frigerio e quella di una donna, probabilmente una prostituta di cui il corpo non è mai stato trovato, vengono contestate nell’avviso di garanzia che abbiamo inviato a Maccione e a tutti gli altri componenti della setta nei mesi scorsi. Poi ci sono altri quattro o cinque casi che stiamo monitorando e che a suo tempo furono catalogati come suicidi». Proprio le storie di cui parla Maccione che però alza in modo vertiginoso il numero dei morti: «Sono 18». Anche se poi il giovane, condannato a 19 anni e detenuto nel carcere di Bollate, chiede tempo per ricostruire la mappa di quelle croci. «Un fatto è certo - prosegue Pizzi -. È stata lasciata una lunga scia di sangue, ma le indagini vanno avanti con molta difficoltà perché i fatti risalgono a una decina d’anni fa e occorre trovare i riscontri». Qualche settimana fa Maccione ha accompagnato gli investigatori nella cava di Brugherio in cui sarebbe stato ucciso e sepolto Frigerio, ma per ora non si è trovato nulla. «Noi andiamo avanti con gli scavi - afferma Pizzi - ma il luogo non è più quello di dodici ani fa, non sarà facile». Esattamente quel che ha spiegato Maccione al Giornale: «Tutto è cambiato. Non ci capivo più nulla. Ma troveranno Christian».
È quel che spera Anna Lia Frigerio, la mamma del desaparecido: «Aspetto mio figlio da dodici anni, all’inizio quando invocavo il suo ritorno mi davano della pazza. Ora mi sento meglio perché si torna a parlare di lui. Spero di potergli dare presto una tomba».
Storie da brividi quelle avvenute nell’hinterland milanese. Ragazzi bruciati. Ragazzi impiccati. Ragazzi accoltellati. Ragazzi indotti al suicidio come Andrea Bontade, «lavorato» come spiega Maccione per mesi, anche somministrandogli droghe e poi spinto a morire lanciando l’auto a folle velocità contro una vecchia casa. Certo, diciotto morti sono tanti. Forse troppi. Ma lo stesso Pizzi mette in rilievo un passaggio impressionante dell’intervista: la definizione che Maccione dà delle Bestie di Satana come di una cooperativa di serial killer. «In effetti - conclude Pizzi - all’interno di quel sodalizio c’era più di in serial killer».

E fra messe nere, sedute spiritiche, acidi di ogni tipo, prove di coraggio sul filo della follia, la contabilità di quella banda è un mistero che costringe a rileggere tante pagine di cronaca nera ormai archiviate. Di sicuro, non ci si fermerà ai quattro morti accertati dalla prima inchiesta: Fabio Tollis, Chiara Marino, Mariangela Pezzotta e Andrea Bontade. L’intervista di Maccione al Giornale verrà acquisita dalla magistratura.

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