Orchestrali a bordo a tempo di swing

Orchestrali a bordo a tempo di swing

Allegri per contratto e per carattere, gli orchestrali che negli anni d’oro delle crociere transatlantiche hanno fatto ballare (e forse, innamorare) milioni di passeggeri in viaggio verso la Merica, ne hanno di storie da raccontare. Ma non ci avevano pensato, finché uno di loro, Fulvio La Cognata, savonese classe 1938, cantante e batterista, ha provato a riunire in un libro gli aneddoti che hanno segnato l’epoca che non c’è più. A crederci insieme a lui è stato l’editore Marco Merli, di Erga, e insieme hanno realizzato «Quando Savona sognava l’America. Storie di musicisti e cantanti sull’Oceano» che dopo la prima fortunata edizione, ha già concesso, a grande richiesta, il bis. «Ci siamo sempre tenuti in contatto tra colleghi e un bel giorno ci siamo accorti che nessuno aveva mai raccontato la nostra bella storia», racconta un simpaticissimo Fulvio La Cognata, fan sfegatato di Sinatra del quale conosce tutti i successi e chiosa «cumme so l’ingleise mi, nu u sa nisciun». Chi dunque, meglio di lui, scrittore già collaudato (questo è il suo quarto libro), poteva impegnarsi nell’impresa? Così è cominciata la raccolta di oltre settanta interviste, andando a cercare quanti tra gli anni del dopoguerra e i primi anni Settanta hanno solcato l’oceano con le grandi navi passeggeri come quelle della compagnia Italia, la Costa, la Grimaldi, la Chandris Line, la flotta Lauro o la Mediterranean Overseas Shipping Agency.
Il punto di incontro degli orchestrali a Savona era il bar Enotria, come a Genova il Donelli, in galleria Mazzini. «In officina guadagnavo ventimila lire “la quindicina” - racconta La Cognata -, e li portavo a mia mamma. Ma i soldi non bastavano mai. Così feci quello che tanti altri come me stavano facendo: mi imbarcai sulle navi come musicista e arrivai a guadagnare anche 150 mila lire al mese, e ne mandavo a casa 130». All’epoca furono proprio gli orchestrali genovesi e savonesi imbarcati a portare in Italia al loro rientro le grandi novità della musica jazz. Dischi di Gerry Mullingan, Stan Kenton, Dizzie Gillespie, Count Basie. «Li sentivamo al juke box del bar Donelli e all’Enotria - racconta l’autore - conoscevamo il noleggiatore-distributore e avevamo patteggiato con lui che qualora non avesse inserito i brani dei musicisti di nostro gradimento la scintillante macchina non avrebbe funzionato».
Ma anche la musica brasiliana dell’epoca arriva attraverso questi canali, perché tanti sono i passeggeri sudamericani che vogliono sentirsi un po’ a casa. Il libro di La Cognata ha due piani di lettura. Da una parte è un’opera documentaristica di grande rilievo per la quantità di nomi e per l’accuratezza della ricostruzione storica. Dall’altra è una lettura piacevole per ritrovare l’atmosfera della vita dell’epoca, con i «corridori», come li chiamavano i musicisti, ovvero i play boy savonesi dell’epoca che conoscevano a memoria l’orario di arrivo dei treni con le turiste tedesche o svedesi. Poi in sale come quelle dell’Hotel Excelsior di Celle Ligure, mentre l’orchestrina suonava l’ultimo swing, loro brillantinati, e con un tedesco maccheronico imparato d’inverno, cercavano di rimorchiare la vichinga di turno e farle fare un giro sulla Lambretta in cerca di una spiaggia appartata.
Nel libro c’è naturalmente tanto sogno americano con le girls che attendevano i musicisti anche a terra, mentre loro, italiani, non potevano scendere se non passando al setaccio della polizia statunitense. Le storie personali si moltiplicano, come le foto e le testimonianze.

Preziose, perché molti di questi protagonisti sono anziani e altri non ci sono più. Se ne sono andati con il sorriso e a tempo di blues, lasciando l’eco, in chi li ha incontrati, di questo o quel motivo appeso al ricordo di un’emozione.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica