Ordinanze, il sindaco frena la Lega e tira in ballo Maroni: «Più agenti»

Per estendere le ordinanze speciali sulla sicurezza ad altre periferie servono più agenti. Questo il sindaco di Milano Letizia Moratti lo ha detto chiaramente, ieri. Il non-detto è altrettanto chiaro, ed quello che il vicesindaco Riccardo De Corato ha già anticipato: l’estensione del modello via Padova ad altri quartieri a rischio dipende dagli uomini a disposizione. Decide chi gestisce l’ordine pubblico, il ministero dell’Interno, e non il Comune. Dunque la Lega, quando chiede controlli «casa per casa» ad altre zone, dovrebbe indirizzare la risposta al suo ministro Roberto Maroni, più che al sindaco. Il ragionamento sulla gestione dell’emergenza sicurezza segue un filo politico che parte dalle periferie a arriva al cuore di Palazzo Marino, dentro quella maggioranza in cui Lega e Pdl hanno, da prima delle elezioni regionali, un assetto da alleati-competitivi. Sulla sicurezza la Lega continua a premere con iniziative e manifestazioni. L’ultima al Giambellino, quartiere «candidato» dopo Sarpi, Corvetto e via Imbonati a seguire via Padova. Lo hanno ribadito anche ieri l’assessore provinciale Stefano Bolognini e il segretario provinciale del Carroccio Igor Iezzi.
Dopo Sarpi - ha detto la Moratti, nel corso della inaugurazione della nuova caserma dei carabinieri di porta Genova, in via Bartolomeo D’Alviano - con le ordinanze tocca a Corvetto e poi «piano piano le estenderemo. Ma «è ovvio che per estenderle dobbiamo essere certi di avere un numero di uomini sufficiente per poi effettuare dei controlli seri». «Tanto più le estenderemo quanto più riusciremo ad avere più uomini», ha scandito la Moratti, sostenuta in questo anche dal prefetto, Gian Valerio Lombardi.
Sul secondo fronte aperto ieri dalla Lega, l’incarico assegnato ad Alain Elkann, la Moratti ha invece subìto uno stop dalla burocrazia comunale. La direzione generale di Palazzo Marino ha diramato una circolare per ricordare che ogni incarico esterno deve essere sottoposto al parere preventivo del Collegio dei revisori dei conti. In punta di diritto il «city manager» Giuseppe Sala e il segretario generale Giuseppe Mele passano in rassegna la legislazione e la giurisprudenza che disciplina le collaborazioni esterne nella pubblica amministrazione e, forti di una recente delibera della sezione di controllo della Corte dei Conti lombarda, richiamano «l’attenzione sulla necessità di sottoporre alla preventiva valutazione del collegio dei revisori dei conti gli atti di affidamento di incarichi e collaborazioni esterne».
L’atto è stato trasmesso a tutti gli assessori e ai direttori di settore il 25 maggio, pochi giorni dopo che la notizia del reclutamento di Elkann da parte del sindaco Letizia Moratti, è iniziata a circolare. La circolare ribadisce che «l’efficacia dell’atto di incarico è subordinato alla positiva valutazione espressa dal Collegio dei revisori dei conti».

E il collegio, riunitosi l’ultima volta proprio il 25 maggio, non ha ancora preso in considerazione il nuovo contratto di collaborazione esterna di Elkann. «È una vecchia circolare che è in giro da tempo, non fate dietrologie» ha minimizzato il sindaco.

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