Ore 22: partono gli studenti ma il treno lo pagano Cgil e Prc Nel pomeriggio tafferugli in stazione Centrale con la polizia Poi sindacato e Rifondazione offrono i biglietti per Roma

Alla fine l'Onda ha preso il largo. Ma ci sono volute quasi sei ore per raggiungere un accordo fra Trenitalia e i collettivi milanesi in partenza per Roma dove oggi è in programma lo sciopero generale dell’università. Alle 22 un treno charter con circa 700 ragazzi a bordo è partito dalla stazione Centrale diretto verso la capitale. Le Ferrovie hanno preteso 18mila euro in contanti e altri 14mila da versare in un secondo momento. «Il normale prezzo di mercato», tiene a precisare il Gruppo. Pagato per la maggior parte da Rifondazione comunista e Cgil che hanno versato cinquemila euro a testa. I restanti ottomila sono il frutto di una colletta organizzata dagli stessi studenti nel corso del pomeriggio: 15 euro ciascuno e, come ricevuta, un timbro sul dorso della mano. Garante dell’accordo, e della somma ancora mancante, è la Camera del lavoro. Alla vigilia della partenza i gruppi anti Gelmini avevano promesso di bloccare lo scalo in assenza di un biglietto emesso a prezzi politici. Ma al loro arrivo in Centrale - intorno alle 15 - sono stati accolti da un centinaio di agenti in tenuta anti sommossa barricati dietro le transenne, che di fatto bloccavano i tre varchi di accesso ai binari. «L’unica certezza è che partiremo per Roma - gridava al megafono Leon Blanchard, uno dei portavoce della protesta -. Stamattina il prefetto ci ha assicurato un biglietto a venti euro, speriamo che Trenitalia non continui a far finta di niente».
L'Onda è rimasta ferma sotto i soliti striscioni - «Nessuna mediazione, salviamo l'istruzione», «Io non ho paura, le denunce non fermano l’onda» - impegnata a raccogliere i soldi al banchetto e a scandire i soliti cori. E anche a dare una mano alla polizia. Intorno alle 16 il piccolo Diego si perde nella folla. Le forze dell’ordine pregano gli studenti di usare i megafoni per avvisare il papà. Che alla fine arriva, riabbraccia il bambino e corre via fra gli applausi. La situazione resta tranquilla fino alle 17. C’è anche il tempo per un breve comizio di Moni Ovadia: «Questi ragazzi sono la parte migliore della nostra società. Sapere e scuola pubblica sono le basi della democrazia».
Le uniche tensioni sono vissute dai pendolari, costretti a dribblare manifestanti, agenti e transenne per correre infuriati al proprio treno. Poi, all’improvviso, compare la bandiera nera con il teschio: il marchio distintivo degli autonomi dei centri sociali. E il tranquillo sit in degli studenti lascia il posto al caos. Una quarantina di autonomi cercano di forzare uno dei varchi. Per farsi strada, a parte le spranghe portate da casa e poi nascoste dietro gli striscioni, usano i carrelli adibiti al trasporto dei bagagli. Partono i primi manganelli. Poco più tardi il tentativo di sfondare le transenne si ripete davanti al varco centrale della stazione. Gli agenti rispondono con la forza e la situazione torna tranquilla. Serpeggia la voce che Trenitalia non voglia cedere sui 44 euro del biglietto. Ma fuori dalla stazione sindacati e sinistra sono già al lavoro per far partire i ragazzi.

I mediatori arrivano fra i ragazzi. Sono Pietro Maestri, di Sinistra critica, e Onofrio Rosati e Roberto Giudici della Cgil. L’accordo slitta fino alle 20, quando anche Trenitalia conferma la disponibilità di un treno charter.

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