Ore 3.32, L’Aquila si sbriciola il terremoto fa oltre 150 vittime

È arrivato in piena notte, a tradimento, come un assassino. E non ha avuto pietà per nessuno. Più di centocinquanta morti, e 1.500 feriti, ma il bilancio definitivo ha bisogno di almeno due giorni, migliaia di senzatetto (almeno 100mila), di sfollati, di gente che non ha più niente se non lacrime. Molti crolli ed edifici lesionati in 26 paesini della provincia. L’assassino è arrivato poco dopo le tre e mezzo di ieri notte, non ha operato più di venti secondi, nelle profondità della terra, otto o nove chilometri, nove gradi di terrore, nemmeno un minuto dopo l’Aquila e le sue province erano quasi ridisegnate, quindici chilometri di devastazione. Un «terremoto molto grave, dannoso e violento» - lo ha definito il capo della Protezione civile Bertolaso - così vigliacco da aver colpito duramente strade e collegamenti e che «crea parecchi problemi nell’opera di soccorso e di gestione degli sfollati». Poi è arrivata anche la pioggia, quando l’esercito dei soccorritori, scavando a mano per evitare l’uso dei mezzi meccanici, recuperava vittime e superstiti sotto le macerie.

Una gara di solidarietà che non ha conosciuto pause per tutta la notte (già 100 le persone estratte vive dalle macerie), mentre continuavano le scosse di assestamento. Poi ci sono anche gli sciacalli. Perché un assassino che colpisce in piena notte ha sempre dei complici.

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