Simbolo di unepoca, il Napoléon, un magnifico brillante di 34 carati incastonato nella spada, siglò la gloria di tutte le battaglie di Bonaparte fino alla débâcle di Waterloo. Sparito il nuovo Cesare, dopo alcuni anni di austerità larte orafa europea tornò a risplendere: continua lattualità dei monili di ferro, stile nato in Germania e che Napoleone, conquistata Berlino, trafugò razziando forme e formule della Royal Berlin Factory, per giungere in piena Restaurazione alla riscoperta del fascino dellantica gioielleria romana e al Neoclassico. È nel 1814 che Fortunato Pio Castellani - capostipite di una famiglia romana che per tre generazioni, con i figli Alessandro e Augusto, segnerà la storia delloreficeria e dellarcheologia antiquaria dellOttocento fino allavvento dellArt Noveau - apre per la prima volta la sua officina à la mode: a imitazione delle opere contemporanee prima, per poi successivamente orientarsi con un proprio stile ispirato allarte greca ed etrusca. Repliche di originali famosi si alternano a rielaborazioni e creazioni siglate con il celebre monogramma formato da due C intrecciate sul retro dei gioielli. Lattività si consolida a livello europeo con lesposizione londinese del 1862. Contemporaneamente, i Castellani - capaci di coniugare attività economica e ricerca artistica, senza tralasciare la partecipazione alla vita politica e mondana del secolo - iniziano una proficua ricerca come antiquari che li porterà a finanziare importanti scavi archeologici nellEtruria e nel Lazio, contribuendo così alla realizzazione -avvenuta nel 1870 con ben 6.000 oggetti - di una delle più grandi raccolte museali al mondo. Esposta anni dopo anche Oltreoceano. Oggi una selezione di circa 250 ori archeologici e gioielli ottocenteschi, prodotti dalla famosa bottega e provenienti da prestigiosi musei europei e dalle maggiori collezioni private americane e italiane, è visibile al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia nellesposizione «I Castellani e loreficeria archeologica italiana» promossa dalla Soprintendenza Beni Archeologici del Lazio. La Collezione è suddivisa tra «ori antichi» e «ori moderni». I primi privilegiano le produzioni dellEtruria, della Magna Grecia e del mondo romano con un insolito nucleo di ori precolombiani e un altro di 385 gemme che accoglie anche scarabei fenici oltre a una preziosissima pietra minoica.
Tra i moderni le creazioni delle diverse età delloro degli orafi: «Primigeno», «Tirreno», «Etrusco», «Siculo», «Romano», «Medievale» e «Rinascenza» ispirata alla maestria di Benvenuto Cellini, eco rinascimentale della tecnica etrusca della granulazione a sfere e pulviscolo doro. (Fino al 26 febbraio 2006). \- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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