Lo spoil system non si abbatterà sui Mercati generali. Sarà Luigi Predeval, presidente di Sogemi spa in carica fino al 2014, cui il sindaco ha confermato la fiducia a fronte del «buon lavoro svolto» ad accompagnare il processo di risanamento dell’Ortomercato, per avviarlo a nuova vita. Due i risultati apprezzati dalla giunta Pisapia: la lotta al lavoro nero (sono state allontanate 14 cooperative per un totale di 150 persone) e la lotta al nero, nel senso di fatturato, che rappresenta il 30%.
Ma l’Ortomercato è destinato a subire una variazione «in corsa»: il piano di rilancio approvato con voto bipartisan del consiglio comunale il 28 aprile è troppo impegnativo per il Comune, a maggior ragione in tempi di crisi. Il progetto per rifare il look ai mercati prevedeva un investimento di 43 e 130 milioni di euro in due fasi, ma palazzo Marino non ha soldi in cassa da investire, e piani a debito, come quello della Sogemi, non sono facili da ottenere in tempi di crisi. Non solo, i mercati di via Lombroso hanno maturato 24 milioni di debito contro un fatturato di 16 milioni. Da non dimenticare che dal gennaio 2012 il bilancio delle partecipate si consoliderà con quello del Comune.
Ecco allora che investire tra i 40 e i 100 milioni di euro - è il ragionamento dell’assessore alle Attività produttive Franco D’alfonso - per rifare la sede di via Lombroso diventa impensabile e inutile per il Comune che non trae alcun guadagno dalla gestione dei mercati. La road map disegnata dall’assessore prevede «il ripianamento dei debiti di Sogemi, la realizzazione delle opere indispensabili e il ripensamento dell’assetto societario». Entro fine mese porterà in consiglio comunale la delibera di revoca del piano di rilancio, quello votato il 28 aprile, e quella di adozione del nuovo progetto, che garantirà il lavoro di Sogemi per i prossimi cinque anni. «I mercati si trovano in condizioni indegne per una città civile - non usa mezzi termini D’Alfonso, che ieri ha incontrato i sindacati, già sul piede di guerra - le opere indispensabili verranno eseguite. Il costo? Tra i 40 e i 90 milioni di euro. Dopodiché si tratterà di decidere se traslocare i mercati e dove, e come affidare a un privato la realizzazione della nuova struttura». Andiamo per gradi: al momento sono due le aree che potrebbero ospitarli, Porto di Mare o Rho Pero. A Porto di Mare si dovrebbe bonificare la zona, ridotta a una discarica, mentre a Rho bisognerebbe aspettare la fine di Expo. L’area inoltre è molto lontana dall’Autosole, da cui provengono l’80% delle merci. In via Lombroso, «area degradata», sono in realizzazione due svincoli della tangenziale, che faranno aumentare il valore dell’area. Questo è l’altro punto: D’Alfonso, infatti, conta di valorizzare (tradotto vendere) l’area di 160.000 metri quadrati dove sorge l’ex Macello. L’area, disponibile fin da ora, con un indice di edificabilità dello 0,4% potrebbe fruttare 200 milioni di euro, somma che Palazzo Marino conta di mettere a bilancio già per l’anno prossimo. Così, qualora i mercati venissero spostati, si potrebbero vendere altri 500.000 metri quadri circa. «In questo caso si dovrebbe aprire un grande dibattito con la città sulla destinazione d’uso dell’area urbana più grande d’Europa».
Sulla gestione, invece, la domanda fondamentale è: qual è l’utilità pubblica per il Comune nel continuare a gestire i mercati, che non danno alcun profitto? L’Ortomercato ha esaurito anche la mission per cui nacque nel 1950. L’idea dell’assessore al Commercio sarebbe quella di costituire una newco con soci privati (il comune cederebbe l’area) che potrebbero riprogettare, costruire e gestire i nuovi mercati generali della città.
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