Ospol e Csa attaccano il Comune

I sindacati della polizia municipale Ospol e Csa attaccano l’amministrazione capitolina, accusata di «negare di fatto ai vigili dei municipi più lontani dal Campidoglio un diritto fondamentale che appartiene a tutti i lavoratori: il diritto di assemblea». Il comando di Polizia municipale ha infatti imposto all’Ospol/Csa, che ha indetto un’assemblea generale dei 6.500 vigili romani per domani dalle 9 alle 12, di «variare tale orario pena il diniego allo svolgimento della medesima». Il comando si avvale dei commi 6 e 7 dell’articolo 28 del nuovo contratto collettivo decentrato integrativo del Comune di Roma che secondo i sindacati «non è in linea con la normativa nazionale». Tali commi prevedono, nel caso in cui l’attività lavorativa sia articolata in turni, che l’assemblea si svolga a inizio o fine turno. «In altri termini - spiega l’Ospol a titolo esemplificativo - i vigili di Ostia o Tor Bella Monaca dovrebbero avere il dono dell’ubiquità per essere contemporaneamente presso il loro gruppo, ove, dopo aver timbrato faranno presente al distacco di voler partecipare all’assemblea e presso il Campidoglio dove si terrà l’assemblea stessa».
Dopo un tira e molla il comando ha fissato l’assemblea per le 7,30, con il risultato, spiega l’Ospol-Csa, di sguarnire le strade romane di vigili negli orari più critici per il traffico.

«In poche parole - spiega l’Ospol-Csa - la intellighenzia capitolina ha, in una volta sola, scontentato il lavoratori della polizia municipale limitando di fatto un diritto sindacale, e scontenterà la cittadinanza romana».

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