È vero che i libri ateologici si stanno moltiplicando, e che alcuni fra questi si vendono molto. Ciò, però, non ha nulla di strano. Basta ricordare che i libri degli autori religiosi, dal papa-scrittore Benedetto XVI a quelli di don Giussani, continuamente ristampati, ai preti dellimpegno come don Mazzi o don Benzi, ai cardinali letterati Angelo Scola e Carlo Caffarra, agli scrittori cattolici ri/scoperti in questi anni, come C.S. Lewis o lo stesso Tolkien, sono molto più numerosi, e spesso molto più letti e venduti. Tra laltro, contrariamente a molti di questi, non solo in Italia, ma in tutto il mondo, e da diversi anni.
Al boom delleditoria religiosa, insomma, già cominciato con Giovanni Paolo II e definitivamente esploso con Papa Ratzinger, leditoria cerca di affiancare una massiccia produzione «irreligiosa», che in realtà tale non è, perché ha lo stesso principale protagonista di quellaltra, vale a dire Dio. Visto, certo, non nella sua grandezza e bontà, ma nella sua, forse, inesistenza, e comunque assenza nello sviluppo umano, dove è sostituito dallevoluzione. Ma, insomma, sempre di lui si parla, quasi in ogni pagina. Lateologia, e le decine di libri a essa consacrata, non fa altro che confermare lo smisurato interesse delluomo postmoderno per le questioni religiose. Da cui non si allontana neppure quando compra il libretto da borsetta, o da weekend.
Il vecchio Freud avrebbe trovato questi libri ateistici pesantemente affetti da mania religiosa, che in essi compare, per lo più, nella forma ossessivo-paranoide, con Dio (ma soprattutto il Papa, i preti e la Chiesa), nella parte del persecutore occhiuto e potente, che tutto controlla e sorveglia, in una lotta secolare e senza esclusione di colpi, pur di evitare la vittoria dellantagonista. Che in questi volumi viene per lo più identificato nella figura di Charles Darwin. Un uomo malato non si sa bene di quale male. Forse, suggerisce Luzzatto (in Preghiera darwiniana), di qualcosa di natura psicosomatica, dovuta appunto alla lotta con quellaltro barbuto: il sovrano celeste. «Non cè schiena umana abbastanza forte da sopportare... il peso di combattere con Dio ad armi pari per la prima volta nella storia».
Insomma (mi perdoni Luzzatto, il cui libro è peraltro uno dei più garbati), questo «genere» ateistico sembra una sorta di sviluppo saggistico-divulgativo del filone del Codice Da Vinci, con la Chiesa nel suo abituale ruolo di cattivo, e Sir Charles, e la scienza, in quello dei buoni. Utilizzati dai cattivi, come da collaudato copione, anche dopo la morte. Luzzatto cita infatti il Times che scrisse che «la cattedrale di Westminster \, aveva bisogno di quel feretro più di quanto il feretro stesso avesse bisogno della cattedrale». Un tocco di noir assolutamente abituale a tutta la produzione anticlericale, da Cagliostro in poi.
Una parte di questi libri, però, esce dal filone dei sequel del Codice Da Vinci, e fornisce informazioni originali. È quello più direttamente scientifico, e meno visibilmente tormentato dalla (antichissima) ansia antireligiosa. Levoluzione della mente, a cura di Telmo Pievani, ha per esempio il pregio di offrire interventi originali di grandi scienziati internazionali, come Michael Gazzaniga, il quale non teme di ironizzare sul conformismo del mondo scientifico. «Molti scienziati odiano lidea che vi possa essere qualcosa di fondamentalmente diverso e interessante nel cervello umano... poiché tutto questo renderebbe le analisi più difficili. Questa era anche la posizione di Charles Darwin. Egli affermava che non vi fossero differenze sostanziali nel cervello degli animali rispetto a quello degli altri esseri umani. Eppure, per il resto della gente, risulta difficile essere favorevoli allidea che la propria figlia esca con uno scimpanzè: esistono delle differenze tra le specie».
I grandi scienziati sono pacati, scarsamente astiosi, e spesso anche spiritosi (e purtroppo raramente italiani).
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