Ottiene il permesso per far visita alla madre ed evade

Nel silenzio della sua cella ha avuto il tempo per pianificare ogni mossa. Probabilmente ci aveva già pensato mille volte senza tuttavia trovare il coraggio per arrivare fino in fondo al piano. Roba da film. Evadere dal carcere nella realtà è tutto un altro paio di maniche. Impossibile. E invece l’occasione gli si è presentata: la mamma malata e improvvisamente aggravata. Come non andare a trovarla? È così che un detenuto del carcere di Ivrea, in provincia di Torino, è riuscito a scappare da tutti i controlli. Giovanni Zecchillo, che stava scontando la sua pena, è riuscito ad ottenere un permesso speciale per visitare la madre. Il detenuto però ha approfittato del momento per far perdere le sue tracce durante il trasferimento a Milano, dove si trova la donna: è successo ieri, nel capoluogo lombardo dove l’uomo era stato accompagnato dalla Polizia Penitenziaria. Da quanto si è saputo, Zecchillo, in carcere per scontare una condanna definita per rapina in scadenza nel 2013, mentre saliva sul furgone, ha strattonato e spinto gli agenti che lo controllavano ed è riuscito a darsela a gambe. E probabilmente a trovare la mamma malata non ci andrà mai. Troppo pericoloso. Quel che è certo è che, se mai la polizia dovesse ripescarlo, il suo soggiorno in carcere si prolungherà oltre il 2013.
L’episodio dà lo spunto per riaprire la polemica sulle carceri e sulla mancanza di personale. Carenza che provoca di conseguenza anche gravi pecche nella sicurezza. A lanciare l’allarme è Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria): «Quella delle evasioni, insieme a quello dei suicidi - ha commentato Benduci - è uno dei prezzi che paga, principalmente la Polizia Penitenziaria, per errori, inefficienze e incapacità che invece sono dell’intero sistema penitenziario. Ad esempio - ha aggiunto - le traduzioni dei detenuti vengono svolte dalla Polizia penitenziaria con metà degli uomini che venivano utilizzati quando tale servizio era gestito dall’Arma dei Carabinieri. Vengono inoltre utilizzati mezzi di trasporto vetusti e a un passo dalla rottamazione.

Per questo - ha concluso Beneduci - continuiamo ad affermare che, per la maggiore sicurezza e funzionalità del carcere e per la tutela della collettività, è necessario che il ministro Alfano, fino a oggi scarsamente presente, metta mano alla riorganizzazione e riforma della Polizia penitenziaria».
Una polemica simile era stata sollevata qualche mese fa quando, a Ivrea, un detenuto aveva ferito due agenti. Era stato calcolato che i secondini feriti in sei mesi erano stato 120 in tutta Italia.

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