Otto anni di moneta unica: per gli italiani è un salasso da 9mila euro a famiglia

Tutto quello che avete sempre saputo sull’euro, ma che nessuno ha mai osato rivelare per bene, ora è chiaro. E per questa volta la realtà è proprio come appare: da quando è stata introdotta la moneta unica, gli aumenti dei più gettonati beni e servizi di largo consumo sono stati enormi, addirittura a tre cifre, a fronte di un’inflazione media cumulata che, nel periodo in esame, è stimata nell’ordine del 20%. E l’Italia è il Paese, con la Spagna, dove l’«euroinflazione» è stata più pesante che altrove: per ogni famiglia il costo aggiuntivo è stato di 9.178 euro, per un totale di 183 miliardi di euro.
Il conto lo hanno fatto due associazioni di consumatori, Adusbef e Federconsumatori, prendendo in esame gli 8 anni trascorsi dall’introduzione di banconote e monetine in euro: dal gennaio 2002 al dicembre 2009. I rincari sono stati superiori in Italia sia «alla media Ue, sia all’inflazione ufficiale. La prova provata - dicono le due associazioni - della speculazione changeover nei settori protetti» specie negli alimentari, nelle assicurazioni e nelle banche, con aumenti maggiori della media Ue. Solo nelle tlc, nei carburanti e lubrificanti, si registrano diminuzioni superiori alla media Ue. Lo studio si basa su due rilevazioni: una sul fronte italiano e una su quello europeo. Nella lista dei 99 prodotti monitorati in Italia, fino all’87esimo prodotto, gli aumenti sono risultati superiori all’inflazione media cumulata (+19,36%). Solo gli ultimi 12 prodotti in elenco hanno subito aumenti inferiori all’inflazione. Due prodotti, cono gelato e penna a sfera, hanno subito aumenti oltre il 200% in otto anni: il primo del 290%, passato da 0,77 a 3 euro, il secondo del 207%, passato da 0,26 a 0,80 euro. Sei prodotti hanno subito aumenti dal 100 al 200%: tramezzino (+162%), pizza margherita (+155%), sogliola (113%), biscotti Privolat (113%), lavaggio pantaloni (+111%), caffè (+ 104%). Quattro prodotti hanno subito aumenti dall’80 al 100%: pizza 4 stagioni (+96%), jeans (+95%), lotto giocata minima (+92%), pasta integrale (+88%). Dei 99 prodotti monitorati, solo due non hanno subito aumenti a due cifre: omogeneizzati (+8%), burro (+5%). Solo uno ha subito diminuzioni di prezzo: francobollo posta prioritaria passato da 62 a 60 centesimi (-3%).
La seconda rilevazione riguarda invece il periodo dal 1996 al 2008 e compara l’inflazione cumulata e i prezzi di alcuni beni e servizi in 5 Paesi europei: in 12 anni, a fronte di una inflazione media della «zona euro» pari al 27,4%, in Italia siamo a +32%, in Francia a +23,3%, a Germania a +20,7%, a Spagna +42,3%, in Gran Bretagna a +23,1%. Insomma c’è un divario di 4,6 punti percentuali e peggio di noi fa solo la Spagna. In particolare spiccherebbero i «veri e propri salassi dei servizi assicurativi»: a fronte di un aumento di Eurolandia del 32,6%, in Italia dal 1996 al 2008 sono cresciuti del 125,1%, in Francia del 15,6 (meno dell’inflazione d’oltralpe cumulata), in Germania del 27,9, in Spagna del 62,1, in Gran Bretagna del 78,6%. Circa i costi dei servizi finanziari, il nostro 84,3 di lievitazione è battuto dalla crescita spagnola (+ 90,3%), ma in Gran Bretagna sono scesi del 22%.


Da rilevare la minor crescita dei costi di carburanti e lubrificanti: a fronte di una media di Eurolandia dell’84,6%, in Italia sono cresciuti del 58,3, in Francia dell’82,8, in Germania del 94,9, in Spagna del 90 e in Gran Bretagna sono quasi raddoppiati (+98,4%). Infine i costi delle telecomunicazioni sono scesi più da noi (-30,9%) che negli altri Paesi considerati: -20 in Francia, -30 in Germania, -10 in Spagna, - 22 in Gran Bretagna.

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