«Otto anni per rifare da zero un’area come Lorenteggio»

La casa torna al centro dello scontro politico violento. Ma anche dei progetti di sviluppo delle amministrazioni pubbliche. Due dipendenti dell’Azienda regionale di edilizia residenziale sono stati aggrediti dagli autonomi l’altra sera alla festa del Pd di Lampugnano.
Presidente Zaffra, è paradossale anche il fatto che le vittime dell’aggressione siano proprio due lavoratori, due dipendenti della sua azienda.
«Non abbiamo voluto drammatizzare, ma è stato un fatto inqualificabile. Se la sono presa con i più deboli. Ma i nostri hanno dimostrato grande saggezza e temperanza».
Ma che succede? Intorno alla casa si scatenano nuove guerre politiche e sociali?
«La casa è tornata un’emergenza, per i fenomeni migratori, e anche per un contesto di trasformazioni sociali e di crisi economica che attraversa le fasce più deboli della popolazione».
Ma la difesa dell’abusivismo è un fenomeno di massa nei quartieri popolari?
«In effetti registriamo immancabilmente l’immediata mobilitazione di circoli e gruppi quando interveniamo per sanare delle situazioni di illegalità. Quantitativamente non è un fenomeno diffusissimo, ma c’è. Quello che preoccupa è il ragionamento a monte».
Qual è il ragionamento?
«Il ragionamento è che siamo illegali noi. L’azienda, le istituzioni. Si tratta di una guerra fra poveri che qualcuno cerca poi di utilizzare in modo strumentale. Certo è che la casa è un diritto di chi ne ha diritto. Ci sono 19mila milanesi che hanno diritto all’alloggio e lo aspettano».
Voi siete il primo bersaglio? Siete attrezzati per difendervi sul fronte della sicurezza?
«Più di tanto non possiamo fare. Non ci sostituiamo certo alle forze di polizia. Aler ha un rete capillare sul territorio, di tutor e sportelli. Svolgiamo anche una funzione di presidio sociale. Ma vediamo anche che i problemi più virulenti e gravi si verificano non nei quartieri popolari, ma in quelli dov’è diffusa la proprietà privata degli alloggi. Penso a via Padova».
E per quei 19mila che aspettano?
«Abbiamo il compito di rispondere a questa esigenza, e di fare la manutenzione a un grande patrimonio esistente. Con risorse che sono scarse. Da questo punto di vista l’housing sociale dà la possibilità di convogliare investimenti nuovi. E una grande occasione è rappresentata dalla discussione, e io spero dall’approvazione, del Pgt».
Che possibilità vi offre?
«La filosofia è quella dell’aumento dei residenti senza consumo di territorio, mediante la flessibilità e il riuso dell’enorme patrimonio esistente. Molti quartieri hanno uno sviluppo verticale modesto. Esiste anche la possibilità di abbattere e ricostruire. Ma serve uno sforzo di elaborazione culturale per il consenso della gente».
A che punto siamo su questo?
«Ci sono piccole soluzioni in corso, come per i 60 appartamenti di via Barzoni. Il progetto è pronto, credo che saremo in grado di partire nel giro di qualche mese».
E operazioni su vasta scala?
«Abbiamo individuato il Lorenteggio come quartiere oggetto di una grande trasformazione di questo tipo. È una grande operazione, che riguarda 2.

300 alloggi, e circa 4mila persone. Stiamo lavorando con gli abitanti. Ma certo che la discussione non potrà durare 20 anni».
I tempi per portarla a termine?
«Non mettiamo una scadenza, ma credo che in 8 anni possiamo rifare il Lorenteggio».

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