di Tony Damascelli
Cè gente che si eccita per un quattro quattro due. Sono i malati di kamasutra tattico ma non conoscono la prima posizione: saper giocare a football. C'è gente che si è esaltata per un quattro a quattro, mercoledì sera al Mezza di Milano tra Inter e Palermo. Spettacolo di gol, ha detto anche Ranieri e, con lui, molti in corteo. Gianni Brera e Annibale Frossi sostenevano che la partita perfetta doveva concludersi con le reti inviolate o con il risultato a occhiali, secondo terminologia giurassica; per i due illustri, lo zero a zero era la fotografia di un incontro senza errori e omissioni, grandi difese contro attacchi strenui. Unaltra corrente di pensiero afferma che, al contrario, soltanto il gol, maschio, che gonfia la rete della porta, femmina, provoca quelle emozioni indispensabili per chi assiste all'evento. Dicesi spettacolo, con un sostantivo che è ormai inflazionato e utilizzato per varie forme, tranne, paradossalmente, proprio per cinema e teatro, siti dello spettacolo medesimo.
La verità dovrebbe stare nel mezzo. Partite senza gol sono state, e sono, di una noia straziante, partite con grandinata di gol, di nuovo da dizionario datato, sono l'esempio di difese sciagurate e portieri in pausa mensa. Il quattro a quattro di Milano ha divertito i romantici, un po' meno Moratti, in tribuna, e lo stesso Zamparini che stava in Friuli. Se segni quattro gol e non vinci significa, infatti, che qualcosa di storto è accaduto. Se poi tutti e quattro i gol sono stati realizzati dallo stesso giocatore e tre da un suo avversario, delle due l'una: o ci troviamo di fronte a Pelè e Maradona, travestiti da Milito e Miccoli, oppure, è il caso nostro, è un effetto ottico, causato dalla nevicata, il calcio vero è diverso. Un numero eccessivo di gol non porta, per proprietà transitiva, allo spettacolo. Due pugili che sparano cazzotti non fanno boxe, due tennisti che giocano per sei ore non garantiscono qualità tecnica, un gran premio di formula uno con cinque incidenti «spettacolari» può soddisfare le emittenti televisive ma non i costruttori e i piloti. Lo spettacolo del calcio è un dribbling, una parata, un colpo di testa, un tunnel, una rovesciata, non certo otto gol in una sola partita o il quattro quattro due di cui sopra. Lo spettacolo è una cosa seria e non circense e di parole vuote.
Chi si accontenta gode, secondo proverbio, ma tra professionisti è opportuno godere per le vittorie, per la qualità del gioco, per la prodezza di un campione, per un sorpasso, per un colpo da ko, per un ace. I coriandoli fanno spettacolo a carnevale.
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